Un secolo al Museo

Il Museo di Storia Naturale compie cent'anni
di Fabio Marzari

Correva l’anno 1923, nasceva un’istituzione cittadina famosa nel mondo

Per molti bambini di un tempo passato, tra cui annovero anche il me fanciullo – non un tempo così remoto da confondersi tuttavia con l’anno della fondazione, 1923 –, suscitava sempre grande entusiasmo la visita al Museo Civico di Storia Naturale al Fontego dei Turchi a Venezia. Si potevano vedere da vicino tanti animali esotici e le vetrine un po’ impolverate che contenevano pezzi incredibili agli occhi di un bambino, con quel misto di tristezza, perchè si trattava pur sempre di animali morti, ma con lo stupore di avere a portata di sguardo e talvolta pure di mano uno zoo inanimato, la tentazione di sfiorarne qualcuno era davvero irresistibile, non me ne vogliano i custodi di allora! Animali feroci, resi del tutto innocui, pronti ad animare la fantasia di un bambino per creare una giungla personale in cui orsi e leoni, serpenti e uccelli popolavano un universo fantastico in cui venivano sovvertite le leggi della Natura e non c’erano vittime e predatori, ma solo esseri inanimati pronti a risvegliarsi all’accadere di una magia. Come si formò questa ricchissima collezione naturalistica che cento anni fa ha dato vita al Museo, oggi meritoriamente intitolato al paleontologo Giancarlo Ligabue (1931 – 2015), mecenate illuminato e infaticabile esploratore dell’ignoto con le sue missioni di ricerca negli anfratti più reconditi del Pianeta? Determinante fu il Fondo Correr, a cui si aggiunsero altre importanti collezioni, incluse le imponenti raccolte dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti. La raccolta privata del patrizio veneziano Teodoro Correr, organizzata in «tre sale e circa venti camere» nella sua casa, tra San Zan Degolà e il Fontego dei Turchi, era composta da innumerevoli «manoscritti, stampe, quadri, libri, rami, legni, argenti, avori, sigilli, conj, armi, antichità, oggetti di storia naturale e di numismatica ». Tutti questi materiali erano stati raccolti da Correr durante la sua vita e resi accessibili a studiosi e letterati cui faceva egli stesso da guida, due giorni la settimana. Alla sua morte, nel 1830, lasciò per testamento al Comune di Venezia le raccolte con l’edificio di Ca’ Correr e cospicue risorse economiche, con la clausola di conservarle e aumentarle ulteriormente, e di farne un museo civico aperto al pubblico.

Nacque così nel 1836 il Museo Civico e Raccolta Correr che presto si accrebbe con doni e lasciti di nobili e ricchi veneziani e con acquisti finanziati dalle provviste di denaro dello stesso Correr. È in questa fase che inizia l’incremento delle raccolte naturalistiche, prima piuttosto limitate. Oltre a piccoli doni estemporanei, si aggiungono le importanti e voluminose collezioni di Nicolò Contarini (1849), Giovanni Miani (1862), Alessandro Pericle Ninni (un primo lotto nel 1876), Giovanni Antonio Maria Zanardini (verso il 1878) e G.B. Spinelli (1880). Nel 1920 la fama e l’importanza del Museo Civico sono tali, e i materiali così cospicui, che ne viene deciso il trasferimento in Piazza San Marco, presso il Palazzo Reale e parte delle Procuratie Nuove. Si ha così la definitiva separazione delle raccolte storicoartistiche da quelle naturalistiche ed etnografiche. Quando il Fontego dei Turchi rimase libero, il Comune decise di restaurare l’edificio per farne la sede permanente del Museo di Storia Naturale di Venezia. Correva l’anno 1923. Il Museo accoglie oggi i visitatori con un allestimento suggestivo e coinvolgente, a partire dagli scheletri di una grande balenottera e di un capodoglio appesi al soffitto nella lunga ala d’accesso; segue l’Acquario delle tegnùe, che riproduce l’ambiente e la biodiversità delle formazioni rocciose al largo della costa veneziana (le tegnùe). Al secondo piano sono ordinate le tre grandi sezioni del museo. In quella intitolata Sulle tracce della vita, dedicata ai fossili e alla paleontologia, spicca la sala con lo scheletro dell’Ouranosaurus nigeriensis, dinosauro riportato alla luce nel 1973 dalla spedizione di Giancarlo Ligabue nel Niger orientale. La seconda, Raccogliere per stupire, raccogliere per studiare, illustra l’evoluzione del collezionismo naturalistico e della museologia scientifica in sale ricche di cimeli etnologici e preparazioni anatomiche a secco e in liquido: ne è cuore la sala che raccoglie i materiali della spedizione nell’Alto Nilo condotta dal 1859 da Giovanni Miani – tra cui una mummia di donna col volto dorato tra due coccodrilli – mantenuti nella disposizione originaria. Modernità di luci, suoni e soluzioni interattive caratterizza la terza sezione su Le strategie della vita, legata alle varietà delle forme viventi e alla complessità dei loro adattamenti e specializzazioni. Per i suoi primi cento anni di vita il Museo ha deciso di festeggiare insieme al suo pubblico più affezionato, cioè bambini, scuole e famiglie, ma anche appassionati e curiosi: sono in programma laboratori per famiglie, numerose attività didattiche, aperture serali, cacce al tesoro e incontri con scienziati. Una festa che culminerà il 13 maggio in una giornata speciale aperta a tutti con punti informativi, workshop, giochi, spettacoli, che coinvolgeranno le associazioni e gli istituti che da anni collaborano con il Museo. Il centenario inoltre non poteva non avere un testimonial d’eccezione: un modello 3D di un granchio di 2,5 metri che campeggia sulla facciata sul Canal Grande. Seguite le impronte di dinosauro da piazzale Roma e dalla Stazione ferroviaria e vi troverete a scoprire un mondo scientificamente fantastico.

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