Sulle tracce di San Martino

Tra leggenda e tradizione
di Mariachiara Marzari

L’11 novembre è la Festa di San Martino. Non un giorno qualsiasi, almeno a Venezia…

Alla tradizione del Santo a cavallo, passato alla storia anche iconografica per il suo gesto nell’intento di donare il suo mantello ad un viandante povero, è legata indissolubilmente una golosa ricetta, che assume la consistenza di un dolce di pasta frolla a foggia del santo a cavallo con tanto di copricapo e svolazzante mantello, con l’elsa sguainata protesa verso l’alto, il tutto riccamente decorato di confetti e cioccolatini, contornato da un cordoncino di zucchero solidificato che ne traccia le forme: il Sammartin conosciuto da tutti in città, con un nome pronunciato, frutto della crasi tipica lagunare. L’11 novembre è la data che la storia ci tramanda come giorno del funerale del Santo, che fu seguito da una numerosissima folla di persone. Ogni 11 novembre i bimbi della Fiandre e della Germania cattolica, Austria e Sud Tirolo partecipano a una processione di lanterne, ricordando la fiaccolata in barca che accompagnò il corpo di San Martino a Tours. Anche a Venezia protagonisti sono i bambini che, armati di mantello, spada di legno (più spesso mestoli) e coperchi di pentole come scudi, girano per le calli rumoreggiando e cantando la filastrocca che racconta la versione tutta “veneziana” del Santo francese, chiedendo in cambio caramelle e dolci, appunto il Sammartin.

Il legame della città lagunare con San Martino non stupisce, sancito da molti secoli dalla presenza di due chiese a lui dedicate, una all’Arsenale e una a Burano, e naturalmente dalla presenza di alcune preziosissime sue reliquie. Già nel 936 compaiono le prime notizie di una chiesa dedicata a San Martino nell’area che verrà poi utilizzata per la realizzazione dell’Arsenale. La dedica della chiesa a San Martino di Tours riconduce alla presenza di una colonia di Longobardi, molto devoti al santo, oppure a dei fuggiaschi ravennati, in riferimento al patrono di una loro basilica. La chiesa, realizzata fra il IX e il X secolo, di impianto veneto-bizantino, venne poi completamente riedificata nel Cinquecento a opera di Jacopo Sansovino. L’architetto ruotò l’intera struttura di novanta gradi e le diede una pianta quadrata, aggiungendo due cappelle a ogni lato e il presbiterio con soffitto a volta. Quest’ultimo fu poi affrescato da Domenico Bruni, con prospettive architettoniche che si connettono a una più tarda Gloria di San Martino di Jacopo Guarana. Sulle pareti sopra le cappelle affreschi di pregevole fattura di Mattei Xais, che raffigurano episodi del vangelo. In quella occasione venne realizzato anche l’edificio a fianco, sede della Scuola devozionale di San Martino, piccolo scrigno per custodire un prezioso tesoro: un pezzo di tunica, un dito e un osso della gamba del Santo di Tours. La reliquia della tibia fu ceduta alla Scuola di San Giovanni Evangelista in cambio di una somma utile al restauro della Chiesa, obbligando però i confratelli a portare la preziosa reliquia in solenne processione l’11 novembre di ogni anno. La tradizione avrà fine solo con la caduta della Repubblica Serenissima. Sulla facciata si trova una Bocca di Leone per le denunce segrete, che però per poter esser prese in considerazione non potevano essere anonime. Sulla sommità della facciata abbiamo due statue: San Martino Vescovo e San Martino Papa, il primo si festeggia l’11 novembre, il secondo il giorno seguente. All’entrata della Scuoletta campeggia un bassorilievo in pietra d’Istria che raffigura il Santo a cavallo proprio nell’atto di tagliare a metà il suo mantello e donarlo al povero.

A Burano, dopo il 1000, la chiesa parrocchiale dell’isola venne dedicata a San Martino vescovo di Tours. Rifabbricata più volte, prese le sembianze attuali tra il 1500 e il 1600 e fu consacrata il 29 ottobre del 1645 dall’allora vescovo di Torcello Marco Antonio Martinengo. Nel corso dei secoli subì diversi restauri: nel 1867 fu rinnovata la pericolante navata centrale, conservando però l’antica architettura. Nel 1874 fu la volta delle navate laterali e la crociera centrale del transetto. Nel maggio 1913, un incendio distrusse il soffitto della navata principale: in tale occasione andò distrutto anche l’organo, che nell’ottobre dello stesso anno fu sostituito con l’attuale, forte di più di 2000 canne, prodotto dalla ditta Mascioni di Cuvio; quello precedente era opera del Callido, costruito nel 1767 ed era considerato tra i migliori capolavori organari delle chiese del periodo della Serenissima. Al suo interno, secondo altare a sinistra dell’entrata, si trova la magnifica Crocifissione di Giambattista Tiepolo, risalente al 1725.

giovedì, 10 Novembre 2022
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