A voler scavare nel mistero di una Venezia dove gli intrighi, le passioni e i segreti erano usuali, si scoprono delle cose interessanti sulla storia della Basilica della Salute.
Baldassare Longhena, nato a Venezia nel 1598 e morto nel 1682, apprese dal padre Melchisedec, un nome certamente riconducibile ad origini ebraiche, i segreti della cabala. Misurando l’edificio sulle planimetrie e dal vivo infatti, con l’unità di misura del tempo in cui venne costruita e cioè il piede veneziano, che corrisponde circa a 0,348m, si scoprono due numeri che ricorrono in maniera costante, l’8, gli ottagoni stessi che formano la base della chiesa stanno a significare il concetto di rinascita, e l’11 con i suoi multipli.
L’8 appartiene alla simbologia cristiana, la corona mistica della Vergine, la chiesa del Santo Sepolcro, la resurrezione e la vita eterna; come affermato da Agostino nelle Epistolae «(…) ut octavus primo concinat», ovvero il numero otto era considerato come un ‘ritorno’ del numero uno e quindi un simbolo di rigenerazione.
L’11 invece assume un valore negativo, infatti rimanda ai 10 comandamenti e precisamente al peccato capitale; diversamente, nella cabala giudaica, questo inizia proprio l’origine dei 10 comandamenti, cioè Dio attorniato dalle sue dieci Sefiroth, cioè le proprietà che ha Dio per proiettarsi nel mondo degli uomini, chiamate anche l’albero della vita. L’11 è la metà dell’alfabeto ebraico (kaf) e dei 22 arcani dei Tarocchi.
Da qui si deduce che Longhena volle cifrare con la numerologia insita nella costruzione stessa del Tempio un messaggio preciso: la chiesa sorgeva come ringraziamento per la fine della peste e doveva nascere su fondamenta ecumeniche, tale era la condizione dell’uomo davanti alle pestilenze, ovvero l’ineluttabilità del volere divino.
Ai fianchi della scalinata, dall’acqua emergono due angeli. Nel pavimento, al centro sotto la grande cupola, c’è una corona di rose, una seconda, più grande, di altre 10 rose ed una piastra in metallo, forse potrebbe trattarsi dell’undicesima rosa, con l’iscrizione “unde origo indi salus”. Qui entra di diritto nella Basilica il mistero iniziatico dei Rosacroce. Inoltre, all’esterno, tutto intorno sorge un fregio con delle svastiche, in sanscrito la parola significa “Salute”. E la rivelazione più grande: la pianta di tutto l’edificio non è altro che il grande pentacolo di Re Salomone, parte integrante della Clavicola o Chiave di Re Salomone, ovvero uno dei simboli esoterici più importanti e potenti della tradizione cabalistica, che rappresenta la sintesi dello scibile magico e della conoscenza.
Professor Langdon, c’è lavoro per lei…