Nel lavoro della compositrice londinese viene messo concretamente in scena l’assunto teorico secondo cui in un determinato spazio permangono in eterno echi impercettibili di tutti i suoni che lo hanno animato in passato. Musicisti e voci recitanti vengono coinvolti nel corrispettivo sonoro di una fotografia in time-lapse, con rimandi alla figura di Goethe rievocata dallo scrittore Salomo Friedlaender nel racconto del 1916 Goethe spricht in den Phonographen.