Le atmosfere di Mondi Riflessi si avvalgono stavolta del violoncello di Louis Rodde e del pianoforte di Gwendal Giguelay, per riflettere su come un contesto diverso dalla propria terra natale possa influenzare la produzione artistica e cambiarne i contenuti. Viaggiare, infatti, non rappresenta solo un divertimento. Lontano da casa, dagli amici e dalle abitudini, si ha tutto il tempo per meditare e nel ritrovarsi da soli di fronte a un paesaggio sconosciuto si può avvertire un certo spleen, quella malinconia dai contorni indefiniti che con tanti tormenti affligge l’animo e tanta produttività può regalare all’ispirazione atistica. Il violoncello, strumento d’elezione dei romantici per esprimere la malinconia, si presta perfettamente a tradurre questi sentimenti. Ma può anche scatenarsi nei divertissements che permettono agli espatriati di riscuotersi dal torpore, come certe danze orientali o boeme in cui un’euforia contagiosa restituisce al viaggio tutto il gusto dell’evasione. Louis Rodde e Gwendal Giguelay mettono in luce la varietà delle emozioni che un soggiorno in terre lontane può suscitare con un programma di sala che comprende brani per violoncello e pianoforte di Boisdeffre, Vierne, Liszt, Tolbecque, Ravel e Offenbach, tra introspezione (Soirs étrangers di Louis Vierne) e gioia del ballo (Danse bohémienne di Jacques Offenbach).
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