Un progetto dalla lunga gestazione che concentra la propria riflessione su una nuova concezione della “musica da camera”. L’idea alla base dello spettacolo e la sua messa in scena hanno potuto fare affidamento sul parallelo sviluppo tecnologico delle attrezzature coinvolte, computer affiancati da strumenti digitali come da consuetudine nel modus operandi del compositore statunitense. Un’opera performativa in cui l’autore concretizza, per sua stessa ammissione, la metafora della sua intera esistenza in musica: sul palcoscenico seguiamo concretamente il suo respiro, capace di creare scenari imprevedibili guidato da cambi di ritmo e giochi di luce che ne tracciano le traiettorie sonore. Musica e silenzio comunicano tra loro in un dialogo che vede il silenzio come parte integrante di uno scambio dialettico fatto di lunghe frasi, che da semplici si fanno sempre più complesse e concitate. Un lavoro che si configura come il componimento “definitivo” dell’attività performativa di Subotnick in pubblico.