Sommerspiele (Giochi d’estate) è il secondo film di Eszter Salamon. È una fiction surreale, una speculazione cinematografica su storia e memoria, ambientata presso il Parco Olimpico di Berlino che ha ospitato i Giochi Olimpici Estivi nazisti del 1936. Si tratta di un complesso architettonico composto da uno stadio di calcio da 70.000 posti, una piscina e un teatro all’aperto: un luogo che conserva le tracce dell’ideologia razziale, della propaganda nazista e della relazione complessa tra artisti e regime politico. La protagonista del film, che somiglia all’artista tedesca d’avanguardia Valeska Gert, considerata un’esponente dell’“arte degenerata”, abita l’architettura, incorporando diversi personaggi e identità, si aggira, danza e striscia in luoghi segnati dalla violenza storica e dal trauma collettivo, attraversando stati emotivi diversi: assurdità, provocazione, riflessione, paranoia, delusione e solitudine. Si confronta con il vuoto spettrale e severo dell’architettura, costruita per esaltare i valori egemonici in un’epoca in cui le leggi razziali determinavano la vita di milioni di persone in Germania. Sullo sfondo di questi edifici oggi adibiti a spazi per lo sport agonistico, l’intrattenimento di massa e lo svago, il film affronta i fallimenti della memoria collettiva come forma di resistenza poetica. Eszter Salamon interroga qui la rappresentazione dei corpi, della razza e del genere, sfumando la frontiera tra umano e animale, e creando connessioni tra passato e presente per affrontare il tema della memoria, dell’autonomia delle arti e del rapporto tra sport e nazionalsocialismo.
Al termine della proiezione Susanne Franco e Goran Petrovich Lotina (Università Ca’ Foscari Venezia) dialogano con l’artista Ezster Salamon.