Gli elementi naturali partecipano allo svolgersi della vicenda: l’enigmatica fissità cedevole dell’immensità marina; la travolgente, roboante forza della tempesta; l’inesorabile, silenziosa nebbia che proviene dal mare.
È intrigante pensare come Gioachino Rossini per Benjamin Britten fu un modello musicale e compositivo imprescindibile, che Rossini esordì con La cambiale di matrimonio al Teatro San Moisè di Venezia nel 1810 e che, guarda il caso, si tratti dello stesso anno in cui George Crabbe pubblicò The Borough (il borgo), testo dal quale discende il libretto del Peter Grimes di Britten. Il protagonista dell’opera viene emarginato dalla comunità. Contro di lui nessuna prova ma una tenace, violenta, profonda avversione: nell’Inghilterra degli anni ‘40 l’omosessualità era considerata un crimine e quindi perseguita legalmente (ricordiamo la triste vicenda del matematico Alan Turing). E come è noto Benjamin Britten era omosessuale. Peter Grimes esordì a Londra nell’anno in cui terminò la guerra, il 1945.
È lecito pensare ora che vi sia un significato d’attualità nella proposta del direttore artistico del Teatro La Fenice di Venezia nel mettere in scena dal 24 giugno al 5 luglio l’opera del compositore britannico. Al centro dell’intreccio una storia in cui i fatti evidenti svolgono un ruolo di secondo piano, mentre sono i livelli d’intenzione ad assurgere piuttosto a veri protagonisti della storia. Vi è un convogliamento organizzato di energie violente, individuali, sociali, ambientali e metereologiche. Al centro l’impenetrabilità misteriosa dell’inconscio del pescatore: un incrocio probabile di ossessioni, di crudeltà pedofila, di cecità narcisistica sollecita l’inconscio sociale del borgo, la comunità di cui fa parte Peter. Viene sollecitata l’azione violenta della rimozione, la resezione della possibile impurità che potrebbe scoprire le impurità condivise e taciute, il tutto in conflitto con l’immagine esteriore, artefatta e pulita. L’immagine inaccettabile nello specchio. Quando il pescatore Peter Grimes prende il largo con la sua barca e scompare la tensione svanisce in una dissolvenza acritica: troppo pericoloso ricordare. Gli elementi naturali partecipano allo svolgersi della vicenda: l’enigmatica fissità cedevole dell’immensità marina; la travolgente, roboante forza della tempesta; l’inesorabile, silenziosa nebbia che proviene dal mare. La partitura sonora di Britten ci permette di scorgere le forze protagoniste del dramma in un rivelatore contrappunto di pensiero sonoro. Britten innerva musicalmente il quadro tragico della vicenda con sapienza impareggiabile. La sua scrittura, benché appartenga al Novecento, rimane segnata da un talento melodico e ritmico superiore, le sue armonie e le sue orchestrazioni raggiungono un grado di efficacia suggestiva ed emotiva fenomenale.
A dirigere l’Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice ci sarà la giovane ma già ben strutturata bacchetta dello slovacco Juraj Valcuha. Ad interpretare il protagonista Peter Grimes un profondo conoscitore dell’opera di Benjamin Britten, il tenore americano Brenden Gunnell.