Artista, sperimentatore ante-litteram, Brian Eno partecipa alla Biennale musica con la sua ispirazione multiforme.
«Il lavoro compositivo di Brian Eno – si legge nella motivazione di Lucia Ronchetti – è dagli esordi concepito quale processo generativo che evolve secondo una dimensione temporale potenzialmente infinita, anticipando molte delle tendenze compositive attuali legate al suono digitale. Lo studio di registrazione concepito come meta-strumento compositivo, regno di elaborazione, moltiplicazione e montaggio di frammenti sonori registrati, simulacri acustici, oggetti sonori autonomi, ha permesso a Brian Eno di creare spazi elettronici immersivi che si trasformano e permeano la realtà acustica nella quale siamo immersi, modulandola secondo drammaturgie sempre cangianti». Il Leone d’Oro conferito dalla Biennale Musica a Brian Eno si affianca per coerenza e potenza simbolica alla tematica di cui la Biennale stessa si fa portatrice, quella musica elettronica che forse solo adesso sembra poter avere diritto di cittadinanza tra i linguaggi espressivi degni di analisi e approfondimento.
«Credo che quello che gli artisti dovrebbero fare – ha spiegato Eno in una recente intervista – è cercare di creare un diverso tipo di mondo in cui chi arriva può avere delle esperienze originali e al tempo stesso portare l’esperienza dell’arte nella propria vita. L’arte è come un simulatore in cui fare esperienze senza pericolo, senza ripercussioni negative. Non penso a me stesso come un architetto che ha una visione, ma come un giardiniere che pianta semi destinati a crescere, io controllo solo l’ambiente in cui questi semi crescono. Quando la gente mi dice che guardando le mie opere o ascoltando la mia musica ha pensato a cose alle quali non aveva pensato per molto tempo, credo di aver ottenuto il risultato che volevo. Per quello che vedo, c’è più musica interessante oggi che in passato: attraversiamo un periodo molto interessante, siamo all’equatore e tutto intorno c’è una vita lussureggiante, in ogni possibile forma, una realtà senza precedenti». Musicista, produttore, artista visivo e attivista, Brian Eno arriva a Venezia ospite della Biennale e della Fenice come artista (leggasi bene, “artista”, non “musicista”) capace di annoverare tra le proprie collaborazioni gente come David Bowie, Talking Heads e U2, personaggio allergico alle etichette ed emblema di Micro-Music, 67. Festival Internazionale di Musica Contemporanea che le etichette quest’anno le stacca per riattaccarle gioiosamente alla rinfusa.