Dal Museo delle Artiglierie ai luoghi della Biennale

Il fascino senza tempo dell'Arsenale attraverso la sua storia
di Camillo Tonini

Oggi ospita grandi eventi veneziani, in primis le Biennali d’Arte e d’Architettura: Camillo Tonini racconta il fascino senza tempo dell’Arsenale attraverso la sua storia.

Tra le protomi leonine degli archi in pietra d’Istria del lungo edificio delle Artiglierie all’Arsenale è leggibile una lapide dedicata a Jacob Patisson, inglese, Soprintendente Generale alle Artiglierie, che nel 1772 in quei luoghi istituì un museo che raccoglieva canne di cannoni di ogni calibro, mortai e colubrine, per consegnarli alla memoria dei posteri, esempi dell’evoluzione tecnologica e della abilità nell’arte fusoria della Repubblica Serenissima:

«TORMENTA BELLICA/ PARTIM LONGA AETATE DESUETA/ PARTIUM AD POMPAM CONFLATA/ NE EORUM FORMA ET ELEGANTIAM/ POSTERI DESIDERARENT/ S.C./ ANNO R.S. MCCCLXXII/ JAC. PATISSON ANGLO PUB. PYROTECHNIAE/ PREAF»

Sale d’armi, incisione in Artiglieria Veneta di D. Gasperoni

Tra questi oggetti di uso militare, progettati per la devastazione del nemico in campo aperto e nel mare a bordo delle navi veneziane, vi erano pezzi di pregevolissima qualità artistica, veri capolavori usciti dalle officine degli Alberghetti, Conti, Mazzaroli, Camozzi, celebri famiglie di artigiani in continua competizione tra loro nel realizzare bocche da fuoco efficienti e precise nei tiri, ma anche impreziosite da raffinatissime decorazioni a rilievo sotto l’insegna del leone di san Marco.

Quindi distribuii gli Originali del più eccellente lavoro in uno coi rimasugli della più pregevole antichità dissotterrata dal lezzo dei Magazzini come in Museo nella Piazzola dell’Elaboratorio principale dell’Arsenale.
Domenico Gasperoni

Il meritevole progetto di conservazione e valorizzazione di questi materiali in ferro e in bronzo iniziato da Patisson venne proseguito e sviluppato da Domenico Gasperoni, veneziano, suo successore e ultimo nella carica di Soprintendente alle Artiglierie fino alla fine della Repubblica. Questi, contro il decreto del Senato che ne destinava l’eliminazione, sottrasse alla fusione molti pezzi, oramai obsoleti per efficacia balistica, ma pregevolissimi per bellezza di forma, per la perfezione del lavoro e per il gusto nel decoro. «Mi sentii trasportato dall’amore della Patria – questa la sua testimonianza in uno dei suoi diversi manoscritti intitolati Artiglieria Veneta antica e moderna – a farne universalmente conoscere il pregio e non poca fu l’afflizione dell’animo mio, quando l’Ecc.mo Senato, seguendo il consiglio dei suoi Generali, stabilì la rifusione di tutti i pezzi di Bronzo, anche del più egregio lavoro, e la vendita di quelli che ricordavano l’epoca della loro introduzione primiera […], implorai ed ottenni la preservazione dei più stimabili Capi d’opera” […]. Quindi distribuii gli Originali del più eccellente lavoro in uno coi rimasugli della più pregevole antichità dissotterrata dal lezzo dei Magazzini come in Museo nella Piazzola dell’Elaboratorio principale dell’Arsenale. Sopra le Sale dell’Armamento distribuii tutte l’Armi usate da un solo Uomo nella non meno vaga che utile comparsa che ancora si osserva. Stesi alla scoperta sopra altri sedimenti tutte le Artiglierie di ferro che prima deperivano rinchiuse nei depositi. Così tutti gli altri corpi ferrei nella gran Corte detta del Brusà . Finalmente disposi tutti gli altri infiniti e vari generi di ogni qualità, spezie e figura nei rispettivi loro depositi nei modi più vantaggiosi alla loro preservazione e che presentò all’occhio dei Forestieri più illustri ed illuminati il Dipartimento Artigliere come il Giardino dell’Arsenale». Accompagnavano questa descrizione quattro piccole stampe che oggi rendono facile l’identificazione e l’uso dei luoghi con la loro destinazione e l’allestimento delle Sale d’Armi con le rastrelliere affollate di lance e altre armi da taglio, intramezzate da preziose armature e carte geografiche militari.

G. Zuliani, Cannoni del Museo delle artiglierie stampe da incisioni su rame, 1779

L’impegno del Gasperoni si completava con la pubblicazione a sue spese di stampe al tratto di ottima fattura incise su rame da Giuliano Zuliani. Qui erano riportati i disegni di 130 canne di cannone, le opere più meritevoli d’essere ricordate: tra loro reperti delle prime sperimentazioni in artiglieria, oggetti di particolare pregio artistico, memorie di bottini di guerra, esemplari unici fusi in occasione di visite all’Arsenale di importanti ospiti stranieri come quella del Re di Danimarca nel 1711 e quella dell’Imperatore Francesco II nel 1796. Un repertorio di eccellenze balistiche che voleva essere l’orgogliosa dimostrazione della capacità e della forza militare della Serenissima, al tempo oramai inevitabilmente destinata verso la fine della sua parabola storica.

Sale d’armi, dopo il restauro © ASAC della Biennale di Venezia

Dell’Artiglieria Veneta sono state rintracciate una decina di copie, ognuna nella parte manoscritta diversa dall’altra, distribuite nelle biblioteche delle pubbliche istituzioni veneziane e una acquistata dalla Wallace Collection di Londra e consultabile in rete. La più antica è quella del 1779 che Gasperoni dedica al doge Polo Renier con l’aspettativa di un suo intervento per la pubblicazione delle incisioni e dei testi manoscritti con la storia dell’artiglieria veneziana e delle sue più recenti invenzioni. La più recente è quella del 1798, pochi mesi dopo la caduta della Repubblica, che Gasperoni presenta al Feldmaresciallo Conte Oliver Remigius von Wallis, al comando delle milizie austriache a Venezia dopo Campoformido, nella quale il Soprintendente oramai ottuagenario e “giubilato” dal servizio lamenta il saccheggio dell’Arsenale da parte delle truppe francesi durante il loro breve governo della città, operato con la complicità dei militari e delle maestranze locali. Giovanni Casoni, ingegnere presso l’Arsenale e che ne fu autore della prima guida, contava all’epoca 5293 bocche da fuoco, delle quali 2518 in bronzo e altre 2775 in ferro. Anche gli austriaci non furono da meno e quando nel 1866 lasciarono la città, caricarono sulle loro navi con destinazione Trieste e Pola quanto di ancora riutilizzabile rimaneva della ricca raccolta di artiglierie veneziane. Oggi qualche pezzo lo si può ancora trovare nel Museo Navale di Venezia, a Parigi, a Copenaghen e al Heeresgeschichtliche Museum di Vienna. Molte altre, censite di recente, sono le bocce da fuoco uscite dalle fonderie dell’Arsenale e ancora rintracciabili nelle fortezze veneziane dello Stato da terra e in quelle dello Stato da mare lungo le coste e le isole dell’Adriatico, dello Jonio e dell’Egeo.

Sale d’armi, dopo il restauro © ASAC della Biennale di Venezia

Gli edifici che ospitavano il reparto dell’Artiglierie in Arsenale, invece, subirono la sorte di lenta e continua decadenza di tutto il grande complesso storico. Solo alla fine del primo decennio del Duemila, quando la Biennale li prese in carico, tornarono a nuovo uso dopo un rispettoso e funzionale restauro degli spazi e dei materiali per ospitare esposizioni d’arte e architettura di alcuni paesi stranieri e le attività di College dei settori Musica, Danza, Teatro, Cinema.

Fotopiano delle Artiglierie e delle Officine del Ferro all’Arsenale di Venezia

Ultimo tassello di questo impegnativo progetto è la riqualificazione degli edifici del vicino comparto delle Officine e Magazzino del Ferro, finanziata con 40 milioni di euro dal PNC, Piano Nazionale Complementare al Pnrr,  dove dal 2026 saranno trasferiti i materiali dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC), ora conservati al Parco scientifico e tecnologico VEGA a Porto Marghera, e realizzati spazi per la loro consultazione, digitalizzazione e catalogazione, unitamente ad attività espositive e del College.

Immagine in evidenza: Museo delle artiglierie, incisione in Artiglieria Veneta di D. Gasperoni

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