Premiata a Venezia, Cannes e Berlino, Julianne Moore arricchisce di un nuovo capitolo una carriera straordinaria.
Una carriera iniziata, come spesso oggi si vede nelle trame dei film, emergendo dalla sudata gavetta, alternando ruoli nelle commedie off di Broadway al lavoro di cameriera nella New York di metà anni ’80, dove Julianne Moore si trasferisce con la famiglia da Fort Bragg, Carolina del Nord.
L’esordio ad Hollywood è con un mostro sacro della regia, il Columbus di Mamma ho perso l’aereo, che la vuole al fianco di Hugh Grant in Nine Months: da lì in poi una carriera frenetica costellata di successi di critica e pubblico, dal sequel di Jurassic Park di Spielberg a Il grande Lebowski di Joel Coen, raccogliendo alla grande eredità ingombranti come quella dell’agente Starling/Jodie Foster in Hannibal, diretta da Ridley Scott. Una Coppa Volpi a Venezia per Lontano dal Paradiso nel 2002 e un Oscar per Still Alice nel 2014, un Orso d’argento a Berlino e un Prix d’interprétation féminine a Cannes danno la non necessaria conferma di trovarsi di fronte ad una delle più grandi attrici della recente storia del cinema.
Julianne Moore arriva a Venezia 79 come Presidente di una giuria internazionale composta da Mariano Cohn, Leonardo Di Costanzo, Audrey Diwan, Leila Hatami, Kazuo Ishiguro e Rodrigo Sorogoyen.
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