Ritualità urbana

Venezia festeggia la Madonna della Salute
di Fabio Marzari

Dal 1670 il 21 novembre ricorre l’omaggio dei veneziani alla Vergine che donò alla città la guarigione dalla peste, un appuntamento diventato negli anni anche una festa popolare che riunisce tutta la città.

Una crasi tipicamente veneziana trasforma la Festa della Salute con la solenne processione di fedeli e l’atto devozionale della città verso l’icona sacra della Mesopanditissa in “ea Saute”, sic et simpliciter. La capacità di sintesi del dialetto veneziano sa sempre stupire, infatti sembra apparentemente in contrasto con lo sfarzo tipico della Serenissima, ammirato e spesso imitato, con esiti spesso ai confini dell’ilarità, in ogni angolo del globo terraqueo. Evidentemente la capacità di “andare al sodo” ha pagato e bene, nel corso della storia di Venezia. L’immagine posta al centro dell’altare maggiore della Basilica della Salute giunta dall’isola di Candia, portata dal doge Morosini a Venezia il 26 febbraio 1670, fu collocata nella nicchia dell’altare il 21 novembre dello stesso anno. A Venezia tale immagine della Vergine viene chiamata “Madonna della Salute” perché da lei i veneziani riconobbero di aver ricevuto in dono la salute nella guarigione dalla terribile peste del 1630-31. Così ricorda anche l’iscrizione incisa nel tondo al centro della Basilica: «Unde origo inde salus» – da Maria nacque Venezia, da Maria venne la salvezza. Nell’anno più caldo della storia, con una sterminata estate che sembra non voler cedere il passo alle brume autunnali, il racconto di un “come eravamo” solo qualche decennio fa, sembra cadere nella preistoria, infatti la data del 21 novembre assumeva a Venezia anche un significato di definitivo cambio di stagione per l’abbigliamento, passando da quello autunnale, decisamente altri tempi, a quello più tipicamente invernale.

Di questo passo il 21 novembre potrà essere la fine della stagione balneare al Lido e dove qualche anno fa c’erano cappotti e pellicce per le signore, ci si troverà innanzi alla fila di pellegrini in Birkenstock e bermuda. Non spetta al cronista indagare fino a che punto si spinga la fede e dove invece subentri il piacere della tradizione, ciò che è indubbiamente vero per la Salute è il mantenersi di un senso di appartenenza a una comunità un tempo stanziale a Venezia, ora dispersa tra i comuni della cintura urbana, oltre Mestre. Questa Festa è un momento per tornare a essere una sola città, almeno per un giorno, brulicante di vita vera e non esclusivamente a misura e portafoglio di turisti. Se a Napoli ci pensa San Gennaro col suo sangue a prova di Coumadin, a Venezia la Mesopanditissa unisce tutti, nella fierezza di un popolo molto disomogeneo e iper frammentato, ma rispettoso dell’annuale appuntamento in Basilica. Poi, si sa, la salute è tema assai delicato e con i tagli continui di bilancio e il restringimento di servizi erogati, a fasce sempre più estese della popolazione non resta che affidarsi alla Madonna dalla pelle scura, ingioiellata come un rapper americano. Questa è ancora la forza di Venezia, l’energia della bellezza e della decadenza, in grado con una icona bizantina, sottratta al suo destino naturale, di farne un fenomeno devozionale e sociale che attraversa i secoli e guarda al futuro con ottimismo. La nostra Madonna non teme crisi di vocazioni, è transgenerazionale.

BASILICA DELLA SALUTE

Un’imponente gradinata, che sembra quasi emergere dall’acqua, conduce all’ingresso della Basilica a pianta centrale, sormontata da una doppia cupola scenografica. Sulla sommità della cupola maggiore si trova la statua della Vergine con il bastone di Capitana de mar. Progettata dal giovane Baldassarre Longhena, in stile barocco assolutamente innovativo, “la rotonda macchina che mai s’è veduta né mai inventata”, come egli stesso la definì, venne iniziata nel 1631 e però conclusa solo dopo la sua morte nel 1687. Una serie ricchissima di statue decorano la facciata principale e i lati esterni dell’edificio, continuando anche all’interno, secondo il tema della glorificazione di Maria. L’altare maggiore colpisce per la sua mole imponente e per lo straordinario gruppo marmoreo di Giusto Le Court che si trova sulla sommità: la Vergine appare maestosa con il Bambino in braccio, sopra un masso di nubi con tre putti angelici ai piedi; un angelo con la fiaccola caccia la peste che fugge precipitosa mentre una donna riccamente adornata ricorda la città di Venezia che sta supplice in ginocchio ai piedi della Madonna. Al centro dell’altare la splendida immagine della Madonna della Salute, la Mesopanditissa.
N.B. Dalla statua della Peste, raffigurata da Giusto Le Court sull’altare come una megera vecchia e sdentata, deriva il detto veneziano: Ti xè bruta come ea peste!

ICONA DELLA MADONNA DELLA SALUTE

La venerata icona della Madonna delle Grazie detta “della Salute” fu trasportata a Venezia dal Doge Morosini nel 1670 dalla Cattedrale di San Tito di Candia, dopo la fine della guerra. La tavola del XIII secolo in stile bizantino è di particolare suggestione per il volto ombrato e gli occhi penetranti della Madonna.
N.B. A Candia era denominata anche “la Mesopanditissa”, dall’uso liturgico locale che la festeggiava a metà (mezo) tra la festa dell’Epifania (6 gennaio) e la festa di Maria Ipapantissa (2 febbraio). Da cui il termine “mesoipapantissa”, trasformato popolarmente in “mesopanditissa”.

PONTE VOTIVO

Una fila ininterrotta di persone si reca in pellegrinaggio presso la maestosa Chiesa della Salute e lo fa percorrendo a piedi il ponte votivo, un ponte temporaneo costruito su barche, che attraversa il Canal Grande e collega le rive di Santa Maria del Giglio (San Marco) con la Basilica del Longhena (Dorsoduro).
N.B. Occasione unica per ammirare da una prospettiva insolita i profili dei palazzi e delle chiese affacciate sul Canal Grande.

IL RITO DELLE CANDELE

Il legame ancora vivo e intenso tra Venezia, i veneziani e la Madonna della Salute si traduce nella quantità di candele che durante la Festa vengono raccolte in Basilica, numeri tali da garantire il fabbisogno annuo per tutte le chiese della città. La tradizione vuole infatti che per rendere omaggio alla Madonna vengano portate e accese delle candele – non c’è una regola fissa per il numero, ognuno si comporta in base alle proprie volontà – affinché possa intercedere per la buona salute.
N.B. Nel campo antistante la Basilica numerosi banchetti vendono candele di ogni grandezza.

CROCCANTE E PALLONCINI

Il sacro e il profano come ogni festa religiosa che si rispetti convivono e si fondono perfettamente. Accanto al sincero sentimento religioso convive l’aspetto più laico e gioioso: banchi imbanditi di dolciumi, soprattutto croccante alle mandorle e gigantesche frittelle, aspettano i fedeli fuori dalla Basilica. Immancabili i palloncini colorati e i giocattoli per i più piccoli.
N.B. Da consumarsi rigorosamente per strada.

CASTRADINA

Piatto della tradizione a base di cosciotto di castrato (montone salato e affumicato) cucinato per ore e saltato in padella con cavolo verza. Un omaggio alla fedeltà dei Dalmati che, nel lunghissimo isolamento patito da Venezia durante la pestilenza, sono stati gli unici a rifornire gli abitanti di cibo, soprattutto il montone, diffusissimo in quei territori. Ecco perché a ricordo di quel travagliato periodo si è mantenuta la tradizione di mangiare solo nella festività della Salute la “castradina”.
N.B. Pietanza saporita per palati avvezzi a gusti forti.

Da quasi quattro secoli a Venezia si celebra uno degli eventi topici del calendario serenissimo, ancora molto sentito dai venez...

RELATED ARTICLES

VeNewsletter

Ogni settimana

il meglio della programmazione culturale
di Venezia