Fondata nel lontano ottobre del 1933, la libreria la Toletta festeggia questo mese un importante compleanno: sabato 21, si spengono novanta candeline, con gli auguri della città intera.
Angelo è sempre stato modesto, al punto da non segnarsi e non tramandare la data esatta di nascita della sua “creatura”, la Toletta! Quel che è certo è che era ottobre, nel lontano 1933. Abbiamo scelto quindi un sabato, il 21, per spegnere le 90 candeline!
90anni vissuti letterariamente. Letteralmente. Quando una libreria è stata capace di attraversare con la giusta e aggiornata disposizione un secolo definito breve, ma al contempo decisamente infinito alla luce della densità degli eventi e delle trasformazioni culturali, politiche, tecnologiche che è stato in grado di produrre, nel bene e nel male, senza paragone alcuno con i millenni che l’hanno preceduto, beh, che dire, davvero complimenti vivissimi, di cuore e di testa.
La Toletta rappresenta per tutti coloro i quali hanno vissuto Venezia accompagnati dall’amore per i libri, per la socialità che i libri sanno generare in queste case culturali aperte che sono le librerie, un vero tempio affollato di ricordi, di incontri, di esperienze. Oggi in cui tutto scorre dannatamente veloce in un eterno presente che insidia nei giovani e nei meno giovani di giorno in giorno la personale soglia di attenzione minima, vera anticamera vitale della riflessione, dell’elaborazione del sapere attraverso l’ascolto e la vista, due sensi quanto mai connessi ed intrinsechi alla frequentazione libraria, in un tempo in cui il clic sulla tastiera è sufficiente per avere tutto a portata di mano e di lettura in un amen, la tenuta di queste case della lettura, del confronto, dello scambio di idee ed umori attorno ai libri suona quasi irreale, immersi come tutti siamo in questo stravolgimento di codici della quotidianità contemporanea dei consumi. Che è una parola apparentemente brutta, e che pure va utilizzata anche per i libri. Sì, perché mi pare giusto estrarli da quelle nicchie polverose, che molti vorrebbero far coincidere con dei residuali ricoveri per meravigliosi ma anacronistici, a dir loro, manufatti zeppi di storie stampate, anche con la lingua, piaccia o non piaccia, del presente, così da persistere nell’impegno e nell’esempio a consumare bene. Perché tutto si consuma, ma la scelta di che cosa consumare e come fa tutta la differenza del mondo. Grazie al consumo, ebbene sì, la museificazione del libro è quindi fortunatamente ben lungi dall’inverarsi.
A differenza della gran parte dei supporti tradizionali del consumo del sapere, delle arti, a partire da quelli discografici fino a quelli giornalistici, i volumi cartacei hanno combattuto gagliardamente contro quello che a tutti gli effetti pareva un destino di marginalizzazione annunciato, da consumarsi magari in qualche meravigliosa cripta per pochi eletti. Una battaglia vinta e stravinta. Certo, Amazon e compagni hanno contribuito il loro, ma è un fatto che l’identità direi proprio sociale, urbana delle librerie ha svolto un ruolo più che cruciale a riguardo. In una città sempre più svuotata e stravolta identitariamente da tutti i problemi che ben conosciamo, naturalmente in primis la monocultura turistica, ha ancora quindi più del miracoloso questa tenuta, e che tenuta!
Per chi come il sottoscritto ha studiato trenta, quasi quaranta anni fa, nell’Ateneo veneziano, frequentare la Toletta significava visitare un luogo amico, sfogliare un album di famiglia in divenire. Eravamo giovani e squattrinati e quelle pareti di Bur scontati erano pura manna per occhi, teste, cuori. E tasche naturalmente. E poi quei bellissimi scaffali Guanda, e ancor più quelli Adelphi, con quegli epocali volumi che ci aprivano le menti verso frontiere culturali altre, in un processo di decostruzione dei canoni mandati a memoria al servizio di nuove costruzioni interpretative contemporanee, costringendoci a non crogiolarsi nell’infinito e meraviglioso patrimonio filosofico e letterario acquisito. Era come vivere in una proiezione esterna e vitale, urbana, delle aule universitarie, dove le barriere gerarchiche dei ruoli venivano demolite dalle frequentazioni ravvicinate e informali. Insomma, un luogo di crescita e di formazione esistenziale assai più che “meramente” culturale.
Gli indimenticabili fratelli Lucio e Maurizio (figli del fondatore Angelo), davvero dei baedeker viventi per appassionati e studiosi nella variopinta foresta editoriale, sempre mossi da un tocco e un tono mai sopra le righe, classe vera, hanno lasciato da tempo il testimone a Giovanni Pelizzato (figlio di Maurizio), il quale ha avuto certo l’onore di ricevere questa straordinaria eredità culturale ed imprenditoriale, ma anche l’onere vero di cercare di traghettare questa fascinosa zattera verso nuove rive in mari a dir poco tempestosi. Digitalmente magari, immaterialmente, ma sempre tempestosi. La lunga rotta si è conclusa infine meglio di quanto si potesse a un certo punto prevedere.
La Toletta è riuscita a mantenere intatto il suo tratto identitario inconfondibile riuscendo a stare al passo con i temi, dando del tu ai nuovi media, inventandosi nuove formule commerciali, riuscendo a tenere viva l’attenzione dei giovani, che come ai nostri tempi, incredibile ma vero, entrano in questo scrigno del sapere con il piacere di ritrovarsi insieme con comuni passioni, confrontandosi, dibattendo, insomma, vivendola di petto questa cultura!
Un percorso, quello de la Toletta, che ha saputo anche interagire con quella che è l’ultima eccellenza vera che tiene Venezia in linea con la sua ineguagliabile storia, per contenuti ma anche e soprattutto per dimensioni partecipative, ossia l’arte, l’industria espositiva che, grazie in particolare alla Biennale, ha fatto sì che la monocultura di cui sopra almeno si potesse colorare di altre nuance, per così dire. Ecco, allora, la Toletta SpazioEventi, luogo culturalmente fertile e identitario pure questo, perché capace di trasformare un magazzino di libri in uno spazio espositivo dedicato prevalentemente alla fotografia, nonché in uno spazio di incontri, di laboratori, di presentazioni di libri. Rimanendo sempre e visibilmente un magazzino però, grazie a un allestimento davvero bello e riuscito.
Insomma, il secolo è vicino, ma un secolo è niente, a questo punto diciamocelo, per una casa letteraria solida come la Toletta. Auguri di cuore dal nostro universo di carta!