Storie di mare

Là dove finisce il Mare Adriatico e inizia il Mar Ionio
di Camillo Tonini

C’è un’immaginaria linea d’acqua che segna il confine geografico del Golfo di Venezia tra Mare Adriatico e Mar Ionio; un confine che raramente ha diviso entità geografiche e culturali contigue, che con le acque ha mescolato etnie, idiomi, suoni, forme architettoniche ed artistiche, sapori e profumi…

Sotto il santuario di Santa Maria di Leuca de Finibus Terrae, dallo scoglio di punta Mèliso, il più sudorientale d’Italia, parte un’immaginaria linea d’acqua che attraversa il mare verso Levante, taglia la parte superiore dell’isola di Corfù e alla fine si arena nei bassi fondali d’Albania, alle foci del fiume Butrinto. Questa linea segna il confine geografico del Golfo di Venezia tra Mare Adriatico e Mar Ionio, lungo la rotta che da sempre ha unito le due sponde; un confine che raramente ha diviso entità geografiche e culturali contigue, che con le acque ha mescolato etnie, idiomi, suoni, forme architettoniche ed artistiche, sapori e profumi e altri innumerevoli segni riconducibili alle medesime radici di civiltà, che riemergono sempre vitali tra i due mari

Punto di forza per quanti hanno cercato di dominare questo strategico braccio di mare, per obiettivi militari e commerciali tra loro complementari, è stata la profonda conoscenza di queste acque, che nel frastagliato dialogo con le linee dei litorali forniscono tante sorprese e opportunità talvolta imprevedibili, ma che anche riservano molti pericoli per chi le affronta in navigazione con imperizia o scarsa prudenza. La Repubblica Serenissima ha dedicato molta attenzione a questo tratto di mare, considerato come la naturale estensione dei propri domini; ancora tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, poco prima di essere costretta dai nuovi assetti politici europei ad affidare la sicurezza del proprio Stato ai soli strumenti della diplomazia e non più alla forza militare, Venezia ordinò ai comandanti della propria flotta di percorrere, esplorare, scandagliare e descrivere con ancora migliore precisione le coste, le isole e le acque che bagnavano territori tra l’Adriatico e lo Ionio, e anche di perlustrare l’Arcipelago greco, il Mediterraneo orientale, fino a Candia, a Cipro e alle coste settentrionali dell’Asia Minore e dell’Africa. Conoscere con migliore definizione la realtà geografica nel raggio dei propri interessi di Stato significava prendere vantaggio sui diretti competitori.

Foto 2. Particolare La Fama Volante del Cap.° Gasparo Tentivo

Gasparo Tentivo, veneziano, era uno di quei comandanti, navigatore esperto e attento geografo. Figlio di Antonio, anch’egli uomo di mare nella flotta della Serenissima, alla sua morte nei primi anni ottanta del secolo XVIII, gli era subentrato nell’incarico di approntare vere e proprie campagne idrografiche a partire dalle coste pugliesi e da quelle balcaniche – da Brindisi alle Bocche di Cattaro – fino a raggiungere le acque che bagnano l’Albania Veneta e verso Levante ai mari attorno alla Grecia continentale e ai suoi arcipelaghi. Due lettere che il Tentivo inviò nell’autunno del 1683 dal Canal di Corfù e dalle acque dell’isola di Fanò a Paolo Michiel, all’epoca suo Capitano ordinario delle navi, nelle quali gli esternava tutta la sua devozione e il debito di riconoscenza per averlo proposto al Senato nei ranghi della marineria veneziana, sono la scarsa testimonianza della sua presenza e intensa attività in operazioni di comando al servizio della Serenissima. Un altro documento, questa volta iconografico conservato al Museo Correr, fornisce un’ulteriore memoria sulla figura di questo navigatore. È un disegno colorato datato 1687 con il titolo Ordinanza delle nave venete direte dall’Ecc:º S: Lorenzo Venier C:º Exº delle navi, dove sono raffigurate le navi a vela della flotta veneziana – l’Armata grossa – disposte in linea di fila, ognuna contraddistinta dal proprio nome e da quello del proprio comandante (Foto 1). Al centro dello schieramento, con la fiammola sulla trinchetta e i gonfaloni di San Marco a poppa e a prora, si individua la Fama Volante e il nome del “Cap.º Gasparo Tentivo” (Foto 2). Alla data di questo documento Venezia già da tre anni aveva ripreso con successo le armi contro gli Ottomani al comando di Francesco Morosini per la riconquista del Peloponneso, in quella che verrà definita la Prima Guerra di Morea (1684–1699).

Foto 3. Gasparo Tentivo, Il Nautico ricercato dal Mare. Portolano Topografico, frontespizio di un manoscritto

Ad integrare queste poche notizie storiche su Gasparo Tentivo, quasi che il nome della nave che comandava gli predicesse il destino della sua scarsa futura memoria, è la nota dei Commemoriali redatti dal nobile Pietro Gradenigo: «Gasparo Tentivo veneziano Capitano di pubbliche Navi fiorì alla metà del Secolo XVII. Uomo abile nella Scienza Nautica, di cui ne diede vari saggi memorabili in un Opera Manuscritta che raccoglie tutte le dimostrazioni e discrizioni dei Porti Littorali e viaggi maritimi, che succedono nei Mari Adriatici, Jonico ed Egeo, cioè dal Porto di Malamocco sino a quello di Costantinopoli. L’Opera stessa è un volume in Foglio, e li Disegni sono esatti, e lavorati con somma diligenza, e come che le Descrizioni sono state esaminate, e verificate dall’Occhio di chi dopo il Tentivo ha viaggiato nei suddetti Mari, saranno perciò come un eterno Monumento della somma perizia del medesimo. Morì Gasparo nel 1702 l’ultima volta che fu Capitano della Nave nominata In pace».

Foto 4. Descrittione del Porto di Brindisi nella Puglia e Descrittione delle Bocche di Cattaro, in G. Tentivo, Il Nautico ricercato dal Mare. Portolano Topografico

Se poche sono le notizie sulla figura storica del Tentivo, la fama della sua opera, Il Nautico ricercato dal Mare. Portolano Topografico, (Foto 3) lui vivente e anche dopo la morte, dovette essere non di poco conto in considerazione della diffusione che il suo portolano ebbe tra la gente di mare con formati, testi, apparati illustrativi e decorativi anche molto diversi tra loro per un’evidente differenziazione del pubblico a cui erano destinati. Solo al Museo Correr si conservano sei manoscritti riconducibili al Tentivo, uno alla Biblioteca Querini Stampalia, una copia al Museo Navale di Venezia e ancora un’altra alla Biblioteca Universitaria di Padova. Inoltre, dispersi dal mercato antiquario sono segnalati altri esemplari presso la Newberry Library di Chicago, la British Map Library di Londra, il Maritime Museum di Greenwich, la Biblioteca Nazionale di Atene, che fanno salire a tredici il numero totale degli esemplari finora rinvenuti. Emanuele Cicogna nella copia da lui posseduta annotava che questa quantità di esemplari era dovuta al fatto che «L’Autore Tentivo faceva eseguire […] man mano che andava aggiungendo qualche notizia». Era comunque, con tutta evidenza, anche il frutto della riconosciuta utilità di questo portolano, innovativo per i tempi in cui venne prodotto perché presentava insieme testi scritti, carte d’insieme con lo sviluppo delle coste e piani particolareggiati dei porti ad uso dei piloti. Peraltro, la volontà della Repubblica di tenere riservati per sé questi strumenti di navigazione che potevano svelare segreti militari e i continui aggiornamenti nelle successive repliche, finirono per sconsigliare dell’opera una definitiva e codificata redazione a stampa.

Foto 5. Descrittione del Canale di Calamota. Isola di Mezo e Zupana, in G. Tentivo, Il Nautico ricercato dal Mare. Portolano Topografico

I testi del Il Nautico ricercato dal Mare. Portolano Topografico sono condotti con prosa essenziale e tecnica che poco lascia al gusto letterario, ma che forniscono numerose utili informazioni nautiche e notizie sui luoghi descritti, con la precisa ed espressa intenzione, dichiarata dall’autore nella premessa ad uno dei sui manoscritti, «…ACCIO’ RESTI FACILITATA LA NAVIGATIONE». Vi sono riportate le rotte che le imbarcazioni devono seguire per non incorrere nei pericoli, segnalando secche e scogli sommersi, con la nomenclatura nautica in uso all’epoca che invece dei gradi esprimeva le direzioni con i nomi dei venti: Tramontana (N), Greco (NE), Levante (E), Scirocco (SE), Ostro (S), Garbino (SW), Ponente (W), Maestro (NW). Sono registrate in miglia marine le distanze tra i luoghi più importanti e per alcuni di questi è calcolata la latitudine, l’unica coordinata condivisa da tutte le marinerie che si riusciva a calcolare con l’uso degli strumenti di bordo. Grande attenzione è dedicata alla descrizione dei punti cospicui a terra riconoscibili dall’alto mare: montagne, colline, valloni, macchie di vegetazione, fortezze, chiese e campanili, torri d’avvistamento e con grande precisione sono annotati i luoghi idonei all’ancoraggio, con informazioni sull’opportunità della sosta durante le varie stagioni dell’anno e le diverse condizioni di vento, nonché la migliore posizione consigliata per dare fondo alle ancore, indicando la profondità delle acque espressa in braccia e la qualità del fondo marino, sabbioso, roccioso, buon tenitore o meno. Infine, per i principali porti e ridossi, alcune note riguardano la possibilità di rifornimento d’acqua dolce, di cibo, di legname, di cantieri per il rimessaggio e la manutenzione delle imbarcazioni, così come pure le tipologie dei carichi mercantili che si potevano imbarcare: frumento, uva, vino, sale e la vallonea, ovvero le ghiande della Quercus aegilops che per la loro alta concentrazione di tannino erano raccolte e impiegate nella concia dei pellami. (Foto 4)

Canale topografo dell’Isola di Corfù con la dimostrazione e annotazione di Fondi, Secce, e Scogli che in esso si contiene, in G. Tentivo, Il Nautico ricercato dal Mare

Intercalate ai testi manoscritti, compaiono le carte d’insieme con lo sviluppo delle coste ed i piani particolareggiati dei porti e delle principali insenature dove sono tratteggiati con segni convenzionali i buoni ancoraggi, le secche pericolose, gli scogli affioranti e le misure delle profondità. Delineate ad inchiostro e a volte finemente acquerellate, queste delicate pagine sono opera di copisti, più o meno abili, rimasti fino ad oggi anonimi che ci restituiscono nella loro fresca e colorata sobrietà descrittiva, le immagini di quei luoghi, sospesi tra cielo e mare, che furono campi di sanguinose battaglie navali, incroci di lucrosi commerci, testimoni di violente tempeste, ma anche, per chi ora ancora li frequenta, nella loro incantata e solare bellezza, leggendario e magico scenario “da cui vergine nacque Venere”. (Foto 5). Altro che GPS!

Immagine in evidenza: Foto 1 e 2. Ordinanza delle nave venete direte dall’Ecc:º S: Lorenzo Venier C:º Exº delle navi, disegno colorato, 1783, Museo Correr, Venezia

VeNewsletter

Ogni settimana

il meglio della programmazione culturale
di Venezia