Cecilia Alemani

Cecilia Alemani, laurea in Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano e Master in studi curatoriali per l’arte contemporanea presso il Bard College di Annandale-on-Hudson di New York, inizia come curatrice indipendente collaborando da subito con Tate Modern di Londra e MoMA PS1 di New York. Dal 2009 al 2010 ha diretto lo spazio sperimentale X Initiative a New York, dove ha organizzato mostre di Keren Cytter, Hans Haacke, Derek Jarman, Tris Vonna-Michell. È New York la città che l’ha vista crescere professionalmente e le ha permesso di sperimentare progetti inediti e di immediato successo come High Line Art, il programma di arte pubblica presentato dal celebre parco urbano sopraelevato costruito su una ferrovia abbandonata, di cui dal 2011 è la direttrice e capo curatrice. Cecilia Alemani ha commissionato e prodotto progetti ambiziosi con alcuni degli artisti più influenti del panorama internazionale, tra cui El Anatsui, John Baldessari, Phyllida Barlow, Carol Bove, Sheila Hicks, Rashid Johnson, Barbara Kruger, Faith Ringgold, Ibrahim Mahama, Ed Ruscha, Nari Ward e Adrián Villar Rojas. Ha anche lanciato l’High Line Plinth, un nuovo programma di opere monumentali inaugurato a giugno 2019. Collabora con diverse riviste tra cui Artforum.com, «Mousse Magazine», «D–Repubblica». Alla Biennale di Venezia ritorna consapevole del successo ottenuto nel 2017 come curatrice del Padiglione Italia alla 57. Esposizione Internazionale d’Arte, dove ha presentato Il mondo magico e gli artisti Giorgio Andreotta Calò, Adelita Husni-Bey e Roberto Cuoghi, e nel 2020, coordinando i direttori dei settori architettura, danza, teatro, musica e cinema nella realizzazione della mostra corale sulla storia della Biennale Le muse inquiete.

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