Gitai, Kore-eda, Bozzetto, Savage: a Venezia il cinema di ogni genere incontra il pubblico di Ca’ Foscari.
Nella lunga serie di programmi speciali, omaggi, focus e retrospettive che arricchiscono l’esperienza dello Short spiccano anche quest’anno alcuni ospiti di rilievo, a partire da Amos Gitai, uno dei più importanti registi israeliani dell’ultimo mezzo secolo che, dopo il suo esordio nel lungometraggio di finzione nel 1986 con Esther, vincitore del Festival di Torino, ha presentato film come Berlin-Jerusalem (1989), Kadosh (1999), Kippur (2000), Promised Land (2004) e Ana Arabia (2013) nei più prestigiosi festival del mondo, da Cannes a Venezia, declinando l’amore conflittuale per la sua terra d’origine, quasi sempre al centro delle sue opere. Autore anche di numerosi documentari e cortometraggi, sarà protagonista di un omaggio allo Short durante il quale converserà con il docente e critico cinematografico John Bleasdale mostrando estratti scelti delle sue opere.
Altro grande ospite di questa edizione è uno dei maestri del cinema giapponese contemporaneo, Hirokazu Kore-eda. Il regista, vincitore della Palma d’oro nel 2018 con Un affare di famiglia, sarà al festival con il curatore dell’edizione italiana Francesco Vitucci per presentare al pubblico italiano il suo Pensieri dal set (Cue Press), un’autobiografia artistica che è al tempo stesso un importante testo teorico. Con il suo stile minimale e quasi naturalistico ha documentato negli anni i cambiamenti in atto nella famiglia giapponese contemporanea, a partire da Maborosi (1995), presentato a Venezia, passando per capolavori come Nessuno lo sa (2004), Still Walking (2008), Like Father, Like Son (2013), e l’ultimo Broker (2022), in concorso a Cannes.
Accoglienza speciale per Bruno Bozzetto, uno dei padri dell’animazione italiana, creatore di personaggi entrati nell’immaginario collettivo del nostro paese come il Signor Rossi, “l’italiano medio” per eccellenza, e regista di classici dell’animazione nostrana come West and Soda (1965), Vip mio fratello Superuomo (1968) e Allegro non troppo (1976). Ironico e anticonformista, ripercorrerà la sua lunghissima carriera in una masterclass a cura di Davide Giurlando, nel corso della quale verranno proiettati spezzoni di alcune delle sue opere più celebri.
Spazio al cinema giovane con Rob Savage, inglese classe ‘92, tra i più promettenti registi di genere della nuova generazione. Vincitore dello Screen International Star of Tomorrow 2013 e allievo del Talent Campus della Berlinale, si è fatto notare per cortometraggi che rielaborano l’horror tradizionale in maniera innovativa, come Dawn of the Deaf (2017), presentato al Sundance e in altri cento festival. A soli trent’anni ha già all’attivo tre lungometraggi, tra i quali i recenti Host (2020) e Dashcam (2021), quest’ultimo un originale horror che aggiorna ai tempi dei social il sottogenere del found footage. Allo Short commenterà alcuni spezzoni di queste opere e sarà intervistato sul palco da John Bleasdale.