Due anni dopo il divorzio dei genitori, il diciassettenne Nicholas (Zen McGrath) non può più vivere con sua madre. Il male di vivere che sente è ormai costante e il suo unico...
Fra gli scrittori in lingua francese più talentuosi e tradotti al mondo, Florian Zeller, 42 anni, dalla letteratura è passato con disinvoltura al teatro, diventando in poco tempo uno dei drammaturghi francesi più noti a livello internazionale. Il passaggio al cinema avviene di lì a poco, con l’adattamento di uno dei suoi stessi testi teatrali, Il padre, grazie al quale Zeller vince due Oscar (fra cui la Migliore sceneggiatura non originale e il Miglior attore protagonista a Anthony Hopkins) e un César per il Miglior film straniero.
Anche il suo secondo lungometraggio, Il figlio, presentato quest’anno alla Mostra, è l’adattamento dell’omonimo testo scritto nel 2018 per il teatro, ultimo atto e conclusione naturale della sua trilogia famigliare dopo La madre (2010) e Il padre (2012). Le tre opere esplorano la dimensione tragica dei legami famigliari nei momenti di rottura, quando i ruoli vacillano.
Con La madre – unica delle tre non ancora adattata per lo schermo – Zeller indaga con estrema acutezza il tema dell’amore materno e le possibili derive patologiche a cui può condurre. Ne Il padre Zeller si sofferma sull’esperienza traumatica di un uomo affetto da Alzheimer che deve accettarsi e affrontare il proprio destino. Il regista non si limita qui a raccontare la sua storia, ma ci porta con sé, costringendoci a condividerne l’esperienza in modo totalizzante. Protagonista de Il figlio, infine, è Nicolas, un adolescente di 17 anni che sprofonda nella depressione.