Il monologo è scarno, la scenografia assente, un’unica sedia, jeans e t-shirt, ma l’attore-autore-regista è ‘nudo’ di fronte alla platea. Senza filtri, Boris Nikitin racconta la storia di suo padre, morto di SLA nel 2016, o meglio degli ultimi mesi della sua vita, quando l’uomo espresse la volontà di ricorrere al suicidio assistito – legale in Svizzera –, una dichiarazione che cambiò tutto: «imparare a vivere imparando a morire. Non è necessario essere per essere finalmente in grado di essere».
Infrangere un tabù ha un potere liberatorio, e Nikitin collega il coming-out del padre, con il suo coming-out di 20 anni prima, quando esternò la propria omosessualità in un’intima e radicale riflessione teatrale sul superamento dei limiti della vergogna, sull’importanza di uscire dalla propria comfort-zone per mostrarsi ed esistere.
25 giugno h. 20
Arsenale, Sala d’Armi A