Presentazione del libro Dal buio alla luce. Scrittori nei musei prima della luce elettrica 1798 – 1898 a cura di Rosella Mamoli Zorzi, Katherine Manthorne e Serena Fornasiero.
(Roma, Società Dante Alighieri 2022)
Gabriella Belli conversa con le curatrici e alcuni degli autori
Saluto di Antonella Magaraggia, Presidente Ateneo Veneto
Bruno Crevato-Selvaggi, Presidente Società Dante Alighieri – Comitato di Venezia
Il volume presentato raccoglie saggi di scrittori (in primis Melania Mazzucco), di storici della letteratura (M. Ciacci, M.A. Chiari Moretto Wiel, E. Sdegno, C. Beltrami, K. Lawrence, M. Coslovi, P. Deitz, P. Gifra-Adroher, J. Parker, S. Perosa), di storici dell’arte ( K. Manthorne, H. Salmon, L. Glazer, P.S. Knox, A. Bell) nonché di esperti di illuminotecnica (D. Nye, D. Sonaglioni, A. Pasetti), per affrontare il problema della illuminazione di musei, chiese, gallerie, ora quasi tutti illuminati con luce a LED. Ma era questo il tipo di illuminazione che volevano i pittori, quali Tintoretto alla Scuola Grande di San Rocco, giudicata sempre troppo buia da John Ruskin e da Henry James (F. Posocco, R. Mamoli Zorzi, K. Manthorne) ma apprezzata forse per una “estetica del buio”? Quella che i giapponesi contrapponevano all’illuminazione occidentale (D. Kleitz e S. Lucore) o quella di tradizione bizantina (A. Foscari)?
Molti musei erano troppo bui, ma altri avevano il problema di troppa luce (C. Acidini). Il pericolo di incendi (C. Tonini) fermava le innovazioni: fu la famiglia Peale, a Philadelphia, a dotare di luce a gas nel 1816 il proprio museo (B.K. Kummerow), ma nessun museo cambiò l’illuminazione a cuor leggero, non solo per la paura di incendi ma anche per la paura che i colori dei dipinti venissero alterati; o per ragioni diverse, come la National Gallery di Londra che temeva che un’apertura serale avrebbe invitato nel museo marinai e prostitute (S. Quill).
Il libro vuole essere proprio un passo iniziale nello studio della storia dell’illuminazione dei musei.