Il cinema, si sa, nacque in Francia. I film dei fratelli Lumière mostravano treni in arrivo, operai, neonati. Già vedere questi frammenti di vita, per il tempo, era meraviglioso; poi, però, arrivò Georges Méliès. Illusionista, attore, impresario e inventore, Méliès sprigionò il potere fantasmagorico del cinema, creando mondi alternativi con scenografie teatrali e, soprattutto, nuovi e ingegnosi trucchi ottici. Non solo: fu uno dei primi a credere in un cinema a colori, facendo dipingere alcune delle sue pellicole interamente a mano. Palazzetto Bru Zane, nell’ambito delle sua indagine approfondita e originale sulla Stagione Romantica francese in musica ma non solo, per inaugurare il nuovo anno, si trasforma in una sala di proiezione di fine Ottocento per ospitare il cine-concerto dal titolo Meraviglie e musiche, martedì 21 gennaio alle 19.30.
Assieme a un selezionato accompagnamento di brani pianistici francesi dei tempi di Méliès, eseguiti da Gabriele Dal Santo al pianoforte, preceduti dalla presentazione di Marco Bellano, sono infatti proiettati tre film a colori: le due epopee spaziali Le Voyage dans la Lune (1902) e Voyage à travers l’impossible (1904), e le visioni fiabesche di Le Royaume des fées (1903). Considerato uno dei capolavori di Georges Méliès, sia per la complessità che per la vivacità della narrazione, Voyage à travers l’impossible (Viaggio attraverso l’impossibile) è un film composto a “quadri” o a “stazioni”, singole inquadrature fisse dove si svolge una scena: alcune durano pochi secondi, altre alcuni minuti e sono spesso trattate come singoli episodi con scenette buffe che ne articolano la composizione. La messinscena ricorda una farsa teatrale, dove però la scenografia cambia in continuazione con un ritmo giocosamente “frenetico” per l’epoca e lo stile di un allegro balletto. Il film è intriso dei miti del Positivismo, che vedeva nelle macchine e nelle nuove invenzioni i mezzi per raggiungere qualsiasi scopo per il progresso della civiltà.