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Il latte dei sogni
«Il vetro è un materiale che risulta quasi magico […] riflette, si modifica e modifica ciò che ci sta intorno». Il grande interesse dell’architetto francese Jean-Michel Wilmotte per il vetro viene reso manifesto nella mostra Aqua e fogo/L’eau et le feu, che Fondation Wilmotte ospita negli spazi veneziani dal 15 dicembre.L’esposizione racconta la straordinaria collaborazione tra l’architetto e la realtà dell’isola di Murano nell’ambito del design, della produzione di oggetti e dell’illuminazione in vetro. Oggetti, ognuno frutto di un processo creativo e artigianale, scaturiti nella mente di Jean-Michel Wilmotte dal ricordo indelebile di quando bambino il padre per aiutarlo decise di metterlo a studiare accanto alla sua scrivania, nel laboratorio dietro la farmacia, dove faceva analisi del sangue e diverse preparazioni.
«Rimanevo per ore affascinato a guardare le provette e le ampolle di forme diverse, in vetro trasparente o scuro». Questi oggetti “personali” vengono accostati, in un allestimento originale, alle fotografie di Luigi “Gigi” Ferrigno, noto per la sua costante attenzione per il vetro. Quattordici fotografie in bianco e nero, scattate a cavallo degli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso (anni segnati dal boom economico), all’interno di alcune fornaci muranesi, che documentano le condizioni di lavoro e di vita di uomini, donne e ragazzi impegnati nella produzione del vetro. Le immagini testimoniano anche le tecniche in uso, mettendo in primo piano la soffiatura e il taglio della pasta vitrea. Un mondo abitato da forni e fuochi sempre accesi, segnato dalla grande intensità e dal profondo silenzio che avvolge, dal maestro al praticante, tutte le figure dei lavoratori che il fotografo – allora giovanissimo – coglie in gesti antichi, tra realtà e visione, testimonianza e simbolo.