Al St. Regis Venice special guest la cantina Bertani, unica azienda della Valpolicella a possedere una biblioteca di 48 annate che coprono sei decenni, partendo dalla prima in commercio a quella del 2013.
The St. Regis Venice rappresenta il tocco elegante della contemporaneità, in un contesto del tutto iconico di una Venezia che verrebbe da dire, anzi scrivere, più Venezia di così non si potrebbe. Un hotel in cui i colori tenui e rilassanti si incrociano con importanti opere d’arte disseminate negli spazi ampi ed accoglienti, mantenendo un senso di ospitalità e di calore che fa sentire a casa. La piacevolezza del feeling home si avverte anche se si è ospiti temporanei, per un pranzo o un cocktail o anche per il tea ritual pomeridiano.
In una sera di marzo, nell’ovattata atmosfera del Gio’s Restaurant si è tenuta una verticale di Amarone, di quelle che si possono incrociare, se fortunati, pochissime volte nella vita. Le occasioni più ghiotte per esplorare il mondo del vino arrivano perlopiù dagli assaggi in verticale, soprattutto se la sequenza si allunga abbastanza negli anni. La cantina protagonista della serata è stata Bertani, unica azienda della Valpolicella a possedere una biblioteca di 48 annate che coprono sei decenni, partendo dalla prima in commercio a quella del 2013, che si troverà nel mercato a fine anno. Ad accompagnare il vino, il cibo affidato alle cure dell’Executive Chef Giuseppe Ricci e della sua brigata di cucina. La cantina veronese, dal 2011 nel gruppo Angelini Wines & Estates, ha una lunga storia alle spalle, nata nel 1857 per opera dei fratelli Giovan Battista e Gaetano Bertani a Quinto di Valpantena, a nord di Verona.
Fu nel 1850 che Gaetano fece un viaggio in Borgogna per apprendere l’arte della viticultura e della vinificazione di qualità. Da allora professionalità e passione, scelte lungimiranti e grande rispetto del territorio – unico e autentico – e della tradizione, condite dalla pazienza che richiede la produzione di un vino iconico come l’Amarone Classico della Valpolicella, hanno rappresentato il tratto distintivo di questa cantina. E se si dice che l’Amarone sia un vino senza tempo, Bertani è il re incontrastato delle etichette da invecchiamento. Ogni bottiglia è come una capsula del tempo, rappresenta la storia liquida del territorio con i fatti, i mutamenti, i rivolgimenti climatici e lo stravolgimento di gusto. Nella verticale sono state proposte alcune importanti annate e ad ognuna di esse è stata accompagnata una parola per caratterizzarla: armonia per il 2012; raffinatezza per il 2005; esuberanza per il 1980; delicatezza per il 1967.
Sarebbe doveroso a questo punto prendere a prestito le parole degli esperti che sanno trovare sfumature segrete ad ogni goccia di prezioso vino, apprezzandone la struttura con richiami fruttati ed eterei profumi… tuttavia oso lanciarmi nel vuoto senza paracadute pensando all’emozione di un approccio istintivo, primordiale, basato sull’emozione di un sorso di storia, ripercorrendo con la mente il tempo in cui furono messi ad invecchiare, un “come eravamo” attraverso un calice di vino, con quella strana euforia che rende ancor più ebbri, forse più per suggestione che per assunzione di liquidi. E non privo di senso di inadeguatezza e con timore reverenziale appoggio le labbra per fluttuare tra le sensazioni che simili cromie di rosso possono suscitare, tenendo a bada l’ascolto degli esperti, che sembrano freddamente commentare formule matematiche anziché confondersi nella creazione di un miracolo della Natura che sa prolungare e moltiplicare in varianti infinite le gioie di ogni sorso.