L’arte e il destino legano Tiziano, Canova, la Basilica dei Frari e Leopoldo Cicognara: davanti a L’Assunta, in quel periodo conservata ed esposta all’Accademia Veneta di Belle Arti, presieduta da Leopoldo Cicognara, si celebrò nel 1827 il funerale laico di Canova, come testimonia il dipinto di Giuseppe Borsato; sul finire del Settecento (1794), il primo progetto per la realizzazione di un mausoleo nel luogo della tomba del pittore cadorino (già ai Frari) fu di Antonio Canova.
Lo stesso modello, conservato all’Accademia, fu poi ripreso dagli allievi di Canova – Antonio Bosa, Giuseppe Fabris, Bartolomeo Ferrari, Jacopo De’ Martini, Rinaldo Rinaldi, Luigi Zandomeneghi – per il Cenotafio dello scultore di Possagno, realizzato nel 1822-27, che si trova nella navata sinistra della Basilica dei Frari, proprio di fronte al Monumento a Tiziano, realizzato tra il 1843 e il 1853 da Luigi Zandomeneghi.
Attorno a L’Assunta, al Cenotafio di Antonio Canova – opere entrambe restaurate, svelate e celebrate – e al Monumento a Tiziano Vecellio ruota la nostra storia, che racconta di un filo rosso che attraversa i secoli e lega indissolubilmente due grandissimi Maestri.
Al secondo piano di Palazzo Francesconi in Bacino Orseolo, la mattina del 13 ottobre del 1822 si placa la lunga agonia di Antonio Canova, morto all’età di 66 anni. Rientrato da Roma nella sua terra natale, Possagno, il mese precedente, aveva raggiunto Venezia il 4 ottobre per affidarsi alle cure del medico Francesco Aglietti, accettando l’ospitalità dell’amico Floriano Francesconi, il fondatore della “Bottega del caffè” (Caffè Florian) di Piazza San Marco. I disturbi che accusava oramai da lungo tempo erano sempre più dolorosi e localizzati nella zona dell’addome, una sorta di “malattia professionale” acutizzata dalla pressione di trapani e strumenti del mestiere. Il trapasso del grande scultore venne celebrato con due funerali a Venezia e a Roma e con una sentita commemorazione laica, voluta, costruita e coordinata nei minimi dettagli da Leopoldo Cicognara nel salone dell’Accademia Veneta di Belle Arti, che ospitava all’epoca la grande tavola di Tiziano con l’Assunta dei Frari (vedi p. 10). Le spoglie dell’artista vennero deposte nella vecchia Parrocchiale di Possagno per essere trasferite un decennio dopo all’interno del Tempio canoviano, da lui stesso progettato. Il cuore di Canova, sede dell’anima e dello spirito del “divin scultore”, venne estratto durante l’autopsia e preservato in un’urna di porfido alla quale venne incisa l’iscrizione latina COR MAGNI CANOVAE, venerato da allievi, discepoli, seguaci e ammiratori come una reliquia laica. Inizialmente conservato presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia assieme alla mano destra che aveva creato tanta bellezza, il cuore fu deposto con un’importante cerimonia all’interno del cenotafio dei Frari cinque anni più tardi, quando il monumento funebre venne concluso e inaugurato il primo giugno del 1827.
L’ispirazione per la composizione del mausoleo a memoria dello scultore arrivò dallo stesso Canova, dal progetto – il cui modello in creta è conservato alle Gallerie dell’Accademia – che aveva proposto per il Monumento a Tiziano, nel 1794, e che poi verrà ripreso nel Monumento a Maria Cristina d’Austria nella chiesa degli Agostiniani di Vienna (1798–1805). La porta, semiaperta al centro della piramide, segna il trapasso dal mondo dei vivi all’ignoto regno dei morti, passaggio accompagnato dal mesto incedere del corteo di figure sulla destra che si riferiscono alle Arti sorelle. La figura femminile piangente avvolta nel morbido velo allude alla scultura, seguita dalla pittura e dall’architettura, caratterizzate da una sconsolata tristezza nei volti. I tre “genietti” con la torcia accesa simboleggiano l’immortalità dell’arte. Il genio di Canova sta invece sul lato sinistro, raffigurato da una giovane figura maschile alata e dormiente che tiene in mano una torcia spenta. Anche nel simbolico leone accovacciato si coglie la partecipazione della città alla perdita del grande artista. Dopo la morte di Antonio Canova l’opera fu compiuta per iniziativa dell’Accademia Veneta di Belle Arti e in particolare dell’allora presidente Leopoldo Cicognara. La risposta dell’Europa alla sottoscrizione pubblica per la realizzazione del monumento funebre nella Basilica dei Frari fu entusiastica: un gruppo di appassionati discepoli ideò una composizione che fosse soprattutto una profonda meditazione sull’arte e sulla morte, grazie alla presenza delle figure simboliche che poggiano su un proscenio di gradoni da dove s’innalza il candore assoluto della piramide in marmo di Carrara.
Costruita interamente con blocchi in marmo di Carrara, tranne il basamento in lumachella, l’intera opera è composta da una grande piramide in marmo di Carrara, la cui base misura circa 8,8 metri, che poggia su un basamento composto da una larga scalinata a tre gradini pure in marmo di Carrara su cui sono collocate le varie statue costituenti l’intera rappresentazione funebre e il tutto poggia su un alto basamento in lumachella. Sin da principio le vicende conservative del monumento furono avverse, manifestando segni di decadimento a soli vent’anni dall’inaugurazione, in particolare nei gruppi scultorei e nella gradinata realizzate con marmo di seconda scelta. Macchie di ruggine dovute alla corrosione degli elementi metallici affiorarono assieme alle sconnessioni delle lastre di rivestimento del basamento in lumachella a causa di assestamenti. Gli interventi di restauro dell’ultimo decennio del secolo scorso purtroppo non arrestarono le patologie di degrado in atto. A partire dal 2010 grazie al sostegno offerto dal comitato privato inglese Venice in Peril Fund e le Soprintendenze competenti è stata avviata un’importante campagna di studi e progetti preliminari all’avvio dell’intervento di restauro iniziato nel giugno 2021, durato poco più di un anno, e portato a termine in occasione del bicentenario della morte di Antonio Canova dal Laboratorio di restauro Ottorino Nonfarmale, restituendo una corretta e pregevole integrità di lettura a questa celebre opera d’arte.
Io Canova. Genio europeo è una tappa fondamentale nelle celebrazioni ufficiali per i 200 anni dalla sua morte (il 13 ottobre 1822 moriva a Venezia). Dal 15 ottobre al 26 febbraio 2023, i Musei Civici di Bassano del Grappa in collaborazione con Villaggio Globale International indagano Canova oltre l’artista, oltre il geniale scultore acclamato dai contemporanei come il nuovo Fidia; oltre il Maestro che, senza rinunciare ad essere moderno, fece risorgere l’antico in scultura, incantando con la bellezza eterna e senza tempo delle sue opere. Curata da Giuseppe Pavanello e Mario Guderzo, con la direzione scientifica di Barbara Guidi, la mostra restituisce un’immagine inedita del grande scultore, affascinante e attualissima, svelando l’uomo, il collezionista, il diplomatico, il protettore delle arti: una tra le personalità più significative del mondo culturale e politico a cavallo tra XVIII e XIX secolo.
immagine in evidenza: Basilica di Santa Maria dei Frari (interno), Monumento di Canova