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Il latte dei sogni
Sisifo, Camus e la danza dell’assurdo: il Nuovo Balletto di Toscana debutta alla Biennale 2025 con una riflessione coreografica sul mito e sul saggio di Camus, in un dittico firmato da Philippe Kratz e Pablo Girolami. Un viaggio fisico e filosofico tra fatica, libertà e desiderio di senso.
Sisifo re di Corinto, conosciuto per le sue astuzie attraverso le quali ingannava gli dèi, venne condannato da Zeus a spingere un enorme masso fino alla cima di una montagna, ma ogni volta che egli faticosamente arrivava vicino alla vetta, la pietra gli sfuggiva rotolando a valle, costringendolo così a ricominciare tutto da capo. Più che una punizione, questa fu una vera tortura che lo obbligò a vivere imprigionato in un circolo vizioso di inutile fatica. Questo mito è la sintesi metaforica della vita, è la moderna istantanea della persona umana che agisce in un ciclo costante e ripetitivo di laboriose azioni prive di senso.
La performance, che la compagnia Nuovo Balletto di Toscana presenta in anteprima mondiale alla 19. Biennale Danza, è stata ispirata dal saggio pubblicato nel 1942 da Albert Camus. Qui lo scrittore (premio Nobel 1957), nel suo sguardo profondo alla vita, è scientifico e contemporaneamente caustico – «Vivere è dare vita all’assurdo» –, ma in quest’ottica paradossale con freddezza e acume, riesce a sfoderare anche una risolutiva chance, offrendoci di prendere in considerazione il suicidio come un’opportunità, una potenziale libera scelta che permette all’uomo di astenersi alla partecipazione a questo gioco senza premi. Di converso, decidere di esistere, vale a subirne le conseguenze. È guardare in continuazione la pietra rotolare giù, ma è anche cercare di immaginare Sisifo felice, e infatti lui lo è, perché costringendosi a quel moto perpetuo, ottiene l’immortalità deificandosi.
Ma Albert Camus, da umano, è impossibilitato ad essere immortale e con abilità filosofica, ci sorprende e ripiega. Egli riesce a blandire la vita trovando in essa tre ragioni per rimanerci dentro: rivolta, libertà personale e passione.
La danza è un potente linguaggio, una delle più antiche forme di espressione; salvifico mezzo attraverso il quale si sono spesso mascherate le esternazioni di sentimenti proibiti. La performance Sisifo felice dei coreografi del Nuovo Balletto di Toscana, firmata dal neodirettore Philippe Kratz e dal coreografo spagnolo Pablo Girolami, attraverso un dittico (due pezzi distinti ma perfettamente collegati tra loro) ci permette di vivere fisicamente le elucubrazioni esistenziali che affliggono la nostra esistenza, quelle meditazioni che affiorano impetuose nei momenti in cui non siamo distratti dalla fatica. Attraverso il flusso del movimento dei corpi, veicoli materiali di emozione e psiche, riusciremo a indagare il senso dell’esistenza. Da spettatori ci inoltreremo, vagheggiando sonnambuli, nelle volute disegnate nell’aria dalle animazioni dei danzatori, e in quella rarefazione di spirito, sapremmo forse leggere la felicità che Camus immaginava per Sisifo e per sé stesso.