Guidato da Sara Danieli il team curatoriale di ECC Italy è il cuore pulsante del progetto espositivo Personal Structures che per l’edizione 2022 si sviluppa intorno all’idea di Reflections, presentando una mostra diffusa nelle tre diverse sedi con 192 artisti emergenti e di fama internazionale, una forte presenza femminile e un contributo complessivo di 51 Paesi.
L’European Cultural Centre (ECC) è una realtà consolidata e permanente nel panorama delle Fondazioni presenti in città, con tre sedi – Palazzo Mora, Palazzo Bembo e Giardini della Marinaressa – protagoniste indiscusse della stagione Biennale. Sara Danieli con Rachele De Stefano, Bérénice Freytag, Yuki Gómez Asami, Vittoria Mastrolilli, Lucia Pedrana, Claudia Piovan, Valeria Romagnini, Micaela Skerl, Suzanne van der Borg, Elena Volpato, Katerina Zachou formano il team curatoriale di ECC Italy, cuore pulsante del progetto espositivo Personal Structures che nell’edizione 2022 si sviluppa intorno all’idea di Reflections, presentando una mostra diffusa nelle tre diverse sedi con 192 artisti emergenti e di fama internazionale, una forte presenza femminile e un contributo complessivo di 51 Paesi.
Quale significato assume il titolo Reflections nell’ambito del progetto Personal Structures? Quali percorsi intende attraversare e restituire di questo complesso tempo che stiamo vivendo?
A ogni edizione di Personal Structures viene scelto un tema che sottende ai concetti fondamentali che informano l’identità prima del progetto generale, vale a dire “tempo, spazio ed esistenza”, e che deriva dallo studio e dall’analisi delle opere d’arte sottoposte alla selezione. Per questa edizione siamo giunti alla conclusione di sintetizzare nel concetto “reflections” sia il nostro intento curatoriale, che la visione degli artisti coinvolti.
Il concetto di riflessione ha doppia lettura e valenza: fisica, quando inteso come fenomeno del visibile; mentale, quando pensato come azione meditativa. Il riflesso vede protagoniste sempre due parti, una fonte e una conseguenza, sia nel tangibile che nell’astratto.
In quanto team di giovani curatori, provenienti da differenti parti del mondo, diamo valore alla condivisione e all’ascolto. Riteniamo sia importante riflettere, nel senso di manifestare le proprie idee, sentimenti, esperienze verso l’esterno, verso una collettività che a sua volta è chiamata a riflettere, creando in tal modo un circolo virtuoso di idee. Queste riflessioni hanno la potenzialità di diventare universali solo se il riflesso dell’io singolo diventa io collettivo.
In un presente che ci richiede di essere sempre più responsabili delle proprie scelte ed azioni, sia individuali che collettive, è più che mai fondamentale poter immaginare anche e soprattutto attraverso la molteplicità dell’espressione artistica un futuro migliore.
Quale il particolare ruolo di curatore di un’esposizione collettiva quale Personal Structures, un progetto che trascende i limiti canonici di mostra per farsi più estesamente piattaforma aperta sul contemporaneo?
Personal Structures – Reflections presenta i lavori di artisti di fama internazionale ed emergenti insieme a istituzioni accademiche, con l’obiettivo di rompere ogni barriera ideologica, politica e geografica. Le riflessioni proposte attraverso diversi media artistici e molteplici approcci sono valorizzati dalla creazione di percorsi narrativi e giustapposizioni estetiche. Dipinti, sculture, fotografie, installazioni site-specific, mix media, video art, NFT, XR, sono gli “ingredienti” fondamentali che nel loro insieme, amalgamati dal team curatoriale in collaborazione con gli artisti stessi, vanno a creare una piattaforma aperta quale è, per l’appunto, Personal Structures. Attraverso questo sforzo collettivo artisti e curatori offrono al pubblico un terreno d’ispirazione dove poter interagire e riflettere con il tema e le opere presentate, individualmente e universalmente. Indubbiamente c’è una relazione organica e di collaborazione tra gli artisti selezionati, il tema della mostra e i vari punti di vista del gruppo curatoriale di European Cultural Centre. Ciò crea il terreno ideale per operare non semplicemente in un contesto espositivo di larga portata, ma in un luogo concepito come piattaforma aperta a tutti, che parla del presente e delle questioni contemporanee su arte e società, stimolando dialoghi e riflessioni tra i diversi soggetti che connotano ed attraversano il progetto, ossia artisti, curatori, pubblico.
Una delle caratteristiche più forti del progetto European Cultural Centre per le Biennali Arte e Architettura è stata fin dall’inizio l’inclusività di linguaggi e di geografie. Come negli anni questi elementi hanno connotato i diversi capitoli espositivi e come in particolare connotano Reflections?
Le mostre dell’European Cultural Centre mirano a rispondere ai contesti mutevoli del nostro presente. Lo sconvolgimento dell’individualità e della comunità vissute oggi e in questi ultimi due anni ha portato a una rivalutazione del sé, dell’arte, dell’ambiente e di ciò che ci circonda. Attraverso diversi mezzi e linguaggi gli artisti esprimono i loro pensieri e le proprie emozioni su questi mutamenti sociali ed esistenziali, presentando opere che toccano la spiritualità e l’intimità, il femminismo e l’uguaglianza, l’ambiente e la sostenibilità, gli spazi comuni e privati e molto altro ancora.
In una società sempre più multiculturale e “liquida”, per dirla con Zygmunt Bauman, dove «la convinzione che il cambiamento è l’unica cosa permanente e che l’incertezza è l’unica certezza», vi è la necessità di immedesimarsi nel presente, nelle persone e nell’ambiente circostante, valorizzando il potere dell’empatia come strumento di trasformazione collettiva.
Storicamente artisti e intellettuali hanno sempre guardato alla società e agli avvenimenti circostanti, andando a suggerire interpretazioni o proponendo punti di vista differenti sugli stessi. Così gli artisti in Personal Structures “riflettono” attraverso le loro opere d’arte su differenti tematiche e problematiche correnti come il cambiamento climatico, la sostenibilità ambientale e sociale, l’uguaglianza etnica e di genere. Attraverso l’arte presentano possibilità che vanno dal realistico all’utopico, un vasto arco di scelte in cui il visitatore si può più o meno riconoscere a seconda delle sue idee, convinzioni, disposizioni.
Tre sedi diverse che offrono una ricca varietà di visioni. Quali i tratti distintivi delle tre singole esposizioni?
La mostra si articola in tre diverse sedi espositive: Palazzo Mora, Palazzo Bembo e Giardini della Marinaressa, tutte gestite da ECC Italy. Le opere esposte dialogano con spazi dalle caratteristiche diverse, creando un’esperienza unica in relazione al luogo e alla sua storia.
A Palazzo Mora, lungo la Strada Nuova, un piccolo giardino accoglie i visitatori in un ambiente sorprendentemente bucolico con tre imponenti sculture colorate. Al piano nobile, le stanze decorate da affreschi del XVIII secolo attribuiti alla scuola del Tiepolo ospitano installazioni site-specific e imponenti tele. Il palazzo si sviluppa poi su altri due piani: il secondo è caratterizzato da spazi stile galleria white-cube di diverse dimensioni, il terzo è connotato invece da spazi più intimi ma altrettanto caratteristici.
Palazzo Bembo sul Canal Grande offre un percorso espositivo composito, che permette di passare da installazioni video, immersive e interattive site-specific, che utilizzano tecnologia XR e metodi innovativi, ad opere più tradizionali come tele, sculture e fotografie.
I Giardini della Marinaressa si compongono invece di due spazi verdi pubblici a Castello vicino ai Giardini della Biennale, il primo a Ponente e l’altro a Levante. Qui trovano collocazione ideale installazioni e sculture imponenti, che si sintonizzano con l’ambiente naturale circostante. Nel Giardino di Ponente un singolo artista invade lo spazio con sculture dalle diverse sembianze di animali colorati, dal forte impatto pop. Il Giardino di Levante offre invece un percorso attraverso le opere di 17 artisti internazionali. I lavori comprendono installazioni realizzate con materiali naturali e locali, oggetti preesistenti i quali creano dei curiosi ready-made, sculture dalle forme sinuose realizzate con materiali riflettenti innovativi e altre fatte di materiali più tradizionali, come il bronzo e l’acciaio.
Altro elemento fondamentale è il dialogo aperto tra i diversi artisti e le loro opere, che viene alimentato durante tutto il periodo dell’esposizione. Quali linee saranno sviluppate nei mesi a venire attraverso il public program che avete elaborato?
Personal Structures oltre ad essere una mostra è una piattaforma che approfitta delle visioni alternative degli artisti partecipanti per promuovere e creare un dialogo aperto al pubblico. Un dialogo, un confronto che va a concretizzarsi attraverso la creazione di un programma di eventi durante l’intero periodo dell’esposizione, da aprile fino a novembre, che coinvolge sia visitatori provenienti da tutto il mondo che la comunità locale, i residenti attenti ai linguaggi del contemporaneo. Ponendo l’attenzione soprattutto su tematiche e problematiche attuali come il cambiamento climatico, la sostenibilità ambientale e sociale, l’uguaglianza etnica e di genere, attraverso una conoscenza tradizionale, pratiche artistiche, sostenibilità ed espressione personale, miriamo ad aprire nuove porte attraverso diverse discipline affinché le persone si avvicinino all’arte. Quest’anno il programma di eventi, aperto a tutti, prevede conferenze, performance, workshop, festival e una serie di altre attività partecipative che consentono a pubblici diversi d’interagire con i temi presentati. Costruire un ricco programma che vede protagonisti non solo gli artisti, ma anche creativi e istituzioni internazionali, ci consente di creare un terreno stimolante che facilita il dialogo e l’interazione tra le diverse comunità che vivono a diversi livelli ed intensità l’arte e, più estesamente, le culture contemporanee.
immagine in evidenza: Concept2048, MSS#1 & MSS#2, 2021 © Federico Vespignani