In scena al Teatro Malibran per la stagione del Teatro Stabile Veneto La dolce ala della giovinezza, con Elena Sofia Ricci e Gabriele Anagni, diretti dal maestro Pier Luigi Pizzi.
Palcoscenico sostitutivo in attesa del completamento dei lavori di rinnovo del Goldoni, il Teatro Malibran dal 23 al 26 febbraio accoglie in scena la pièce teatrale La dolce ala della giovinezza, un’opera di Tennessee Williams nella traduzione di Masolino d’Amico sul tema della giovinezza e del declinare umano. Una storia di grande attualità. Il gigolò Chance Wayne torna nella sua città natale in Florida con Alexandra del Lago, star del cinema ormai in declino. Chance vuole cercare di riprendersi ciò che aveva lasciato nella sua giovinezza per inseguire successo e ricchezza: Heavenly, il suo primo e unico amore. L’autore di quest’opera è il drammaturgo americano Tennessee Williams e la pièce è nota al grande pubblico soprattutto grazie all’adattamento cinematografico di Richard Brooks del 1962, che aveva fra gli interpreti Paul Newman e Geraldine Page.
Nella produzione di Fondazione Teatro della Toscana, la protagonista femminile è Elena Sofia Ricci, nei panni di Alexandra, la diva giunta al tanto temuto tramonto, con un partner gigolò, interpretato da Gabriele Anagni. La regia è affidata a Pier Luigi Pizzi che ha curato anche le scene e i costumi, con le musiche originali di Stefano Mainetti. I due protagonisti sono accompagnati sul palco dagli attori Chiara Degani, Flavio Francucci, Giorgio Sales, Alberto Penna, Valentina Martone, Eros Pascale, Marco Fanizzi e Max Odierna.
Pizzi ha dichiarato tutto il suo fascino per la straordinaria abilità di Williams nel costruire personaggi femminili al limite del delirio e sull’orlo dell’abisso.
Alexandra del Lago è infatti alcolizzata, depressa e soprattutto in fuga da quello che crede l’insuccesso del suo ultimo film. Cerca disperatamente un rimedio alla solitudine tra le braccia di un gigolò, giovane e bello, attore fallito in cerca di rilancio, ma destinato a una triste fine, una volta perduto il suo unico bene: la gioventù. Elena Sofia Ricci sostiene di «essere innamorata di Williams e dei suoi personaggi», del quale questo è il quinto ruolo femminile che interpreta. La sua attenzione è sempre più rivolta verso testi meno indagati, ma che contengono tematiche esistenziali che riguardano tutti. Per Elena Sofia Ricci il personaggio di Alexandra è tra i ruoli più difficili della sua carriera, «perché si tratta di interpretare un’attrice e quindi una persona che recita: non è soltanto una donna che mostra le sue nevrosi, il pubblico non sa mai quanto in quel momento stia recitando o invece quanto sia vera… Neanche io lo so, io stessa mi chiedo se lei, attraverso la sua arte e la sua maschera di attrice, stia raccontando davvero una verità».
I profili dei due protagonisti sono statuari, ma al contempo evanescenti a causa dell’uso di sostanze stupefacenti, dell’abuso di alcool e di un ego talmente smisurato che oscura la loro esistenza. Nessun valore ha importanza, tutto è calpestato pesantemente dalla ricerca ossessiva del denaro e del successo, in un andar declinando costante e continuo a causa della
disattenzione mediatica che diventa un problema di vita assoluto. Un vero e proprio dramma esistenziale in cui queste due anime sono corrose dal desiderio di ritrovarsi negli altri: «lo schermo è uno specchio limpido», dice Alexandra ricordando la vita sul set. E nel declino “l’eterna” giovinezza è il solo vero appiglio, il luogo a cui far ritorno per trovare pace. «Dove posso andare più in la della gioventù?» si chiede sempre Alexandra. Un’opera teatrale che porta a una profonda riflessione sull’essere giovani e sulla maturità, spettatori o protagonisti, ci si perde quasi tra finzione e realtà. Ma la giovinezza passa inevitabilmente, il baratro è in agguato per tutti e in scena si presenta in tutta la sua mostruosità, laddove non ci si pone nessun limite alla ricerca disperata di emergere.