La libertà del dubbio

Tiago Rodrigues da Avignone a Venezia
di Redazione VeNews

Tiago Rodrigues, autore, drammaturgo e regista portoghese, primo direttore artistico non francese del prestigioso Festival di Avignone, porta a Venezia l’imponente e discusso spettacolo Catarina e a beleza de matar fascistas in chiusura di Biennale Teatro 2023.

«Le persone passano la vita a spegnere fuochi. Corrono, si affannano a spegnere fuochi. Ma è raro che pensino: do inizio a un fuoco, appicco un incendio, brucio. Si deve bruciare. Bruciare è non sapere che cosa accadrà. Chi spegne un fuoco, sa come le cose finiscono. Un incendio, invece, è imprevedibile, chi accende un fuoco fa una domanda al futuro. Rischio, incertezza e speranza. Le fiamme hanno una propria volontà. Il cambiamento non ha padrone. Chi inizia un incendio può finire bruciato».
Con questo prologo si apre Catarina e a beleza de matar fascistas firmato da Tiago Rodrigues, autore, drammaturgo e regista portoghese, dall’autunno 2022 primo direttore artistico non francese del prestigioso Festival di Avignone.

Ispirato ad una vicenda storica realmente accaduta, l’imponente spettacolo affronta i temi dell’oggi e i tormenti ideologici di un’intera epoca squarciando il velo del perbenismo con piglio irriverente e provocatorio, a ritmo serrato, senza fare sconti né concessioni. Nel maggio del 1954 a Beleizão, un villaggio nel sud del Portogallo, durante la dittatura di Salazar, Catarina Eufémia, bracciante analfabeta alla guida della rivolta per l’aumento salariale, viene uccisa da un gendarme fascista a soli 26 anni.


Rodrigues ne riporta in ‘vita’ lo spirito: la sua Catarina appare in sogno alla nipote e torna a chiedere vendetta. È così che nella famiglia nasce una tradizione: ogni anno si riuniranno nella casa di campagna a Beleizão, e rapiranno e uccideranno un fascista per rendere giustizia all’antenata. Un’esecuzione rituale che si perpetra per oltre settant’anni, fino a quando la nuova Catarina, una giovane di un futuro molto prossimo, compiuti i suoi 26 anni, si sottrae al rito di passaggio. Catarina non se la sente, tentenna, è colta dal dubbio, s’interroga sul senso di usare la violenza contro la violenza. La ragazza prova a capire se un’altra strada sia possibile, apre un dibattito, va contro la tradizione e disobbedisce all’ordine che le è stato dato.

Ardita e spregiudicata, l’opera di Rodrigues è un deciso invito a domandarsi instancabilmente il perché delle cose, a pensare con la propria testa invece di adeguarsi alle idee imposte, a costo di sbagliare e a condizione di saperlo riconoscere.
«Sono tanti gli interrogativi: quanto ci si può spingere per proteggere la democrazia? Possiamo infrangerne le regole mentre cerchiamo di difenderla? Chi è un fascista? Domande antiche che continuiamo a farci oggi. Ma lo spettacolo non vuole dare risposte – ha dichiarato il regista in un’intervista – Il mio ruolo di artista è proteggere la libertà di farsi delle domande, anche quelle che pone questa guerra. Mi interessa difendere la libertà di vivere il dubbio, a prescindere dal mio parere personale. Questa è democrazia».

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