La scelta migliore

Un anticipo di Natale con l'inimitabile voce di Noa
di Fabio Marzari

Indimenticabile il suo sodalizio con Piovani e Benigni per La vita è bella, Noa porta il meglio del suo repertorio sul palco della Fenice.

La celebre cantante israeliana, paladina dei diritti di pace e straordinaria interprete della musica internazionale, è protagonista del concerto del 20 dicembre promosso da Veneto Jazz che anticipa le festività natalizie e porta sul palcoscenico del Teatro La Fenice vecchi amici ancora prima di musicisti, per una serata in compagnia del meglio del suo repertorio. Dalle sue parole traspare tutta l’impazienza di incontrare il pubblico in un luogo tanto magico.

Quali le emozioni per un ritorno alla tanto attesa dimensione live e quale il filo conduttore di questo suo tour in termini di selezione, di costruzione delle scalette dei pezzi proposti?
Sono molto contenta di poter suonare in questo teatro bellissimo, in una delle città più belle e culturalmente importanti del mondo. Un onore! Per me è anche un’occasione per ritrovare il quartetto Solis String, con cui avevo registrato due album e suonato dal vivo in molti concerti dieci anni fa. Negli ultimi tempi ci sono state davvero poche occasioni per rivedersi. Quale migliore occasione di Venezia per farlo? Nel concerto proporremo alcuni nuovi pezzi dei Solis e alcuni miei, sia in inglese che in ebraico, scelti tra i migliori, con arrangiamento dei Solis e di Gil Dor. Ci saranno alcune canzoni dal progetto Letters to Bach, alcune per voce e chitarra e alcune per voce e archi. E poi due pezzi nuovi, uno scritto da Gil per archi, Folk, e uno scritto da me e Gil, una corale dal titolo I Sea You, che suoneremo per la prima volta dal vivo.

Noa al Teatro la Fenice

Perché per noi musicisti la musica è tutto: è in testa, nel cuore, nel corpo, sempre.

Che ruolo riveste la musica nel suo quotidiano e quale musica le capita di ascoltare quando non è lei stessa ad offrirla al proprio pubblico dal palco?
Non le ha mai detto nessuno che i veri musicisti non ascoltano musica?! È una battuta, s’intende, ma neanche troppo. Perché per noi musicisti la musica è tutto: è in testa, nel cuore, nel corpo, sempre. È come una radio che non puoi spegnere, per questo preferisco il silenzio quando posso. A volte ho bisogno di un po’ di sollievo oppure di ispirazione, e allora torno ai miei vecchi album preferiti, le mie “isole deserte”: Paul Simon, Joni Mitchell, Leonard Cohen, Sting… O magari cerco cose nuove su Spotify o su Instagram. Se ne fanno sempre di scoperte eccellenti!

A Nicola Piovani devo uno dei più bei regali della mia vita…

Venezia è sinonimo di cinema. Indimenticabile il suo sodalizio con Benigni e Piovani per La vita è bella: quali i ricordi di quella esperienza? Ci sono i presupposti per altre sue collaborazioni in ambito cinematografico in Italia o in altri Paesi?
A Nicola Piovani devo uno dei più bei regali della mia vita, quando appunto mi ha chiesto di scrivere le parole per il tema principale di quel film stupendo, che poi sono diventate il contenuto testuale della canzone Beautiful that Way. Quel lavoro è stato un viaggio nel profondo dello spirito umano, per poi tornare in superficie e scrivere. Ho incontrato Roberto Benigni due o tre volte ed è sempre stato estremamente carino e divertente. Io lo adoro. Con Nicola c’è anche di più, un’amicizia molto profonda che si è sviluppata nel corso degli anni. La mia connessione col cinema? Tanto per cominciare diciamo semplicemente che mi piace molto! Ho scritto molti temi musicali e canzoni per il cinema, ad esempio il testo di My Heart Calling per Joan of Arc di Luc Besson. Sono anche presidente onoraria del Capri Hollywood International Film Festival, che si tiene ogni anno verso Capodanno. Più di recente mi è stato chiesto di scrivere una canzone per un film d’animazione sulla vita di Gino Bartali; ovviamente ho accettato e non vedo l’ora di lavorarci sopra.

Che sia l’Ucraina o il conflitto israelo-palestinese, la crisi climatica o ogni altro fronte critico, è insieme che dobbiamo lavorare, senza paura.

Impossibile ignorare quello che sta succedendo in Ucraina: una guerra che cambia forma e diventa presto routine, cosa a cui la coscienza assurdamente si abitua, notizia tra le tante di un loop mediatico senza fine. Cosa può fare concretamente il mondo dello spettacolo per rendere più significativa la visibilità mediatica di questo ennesimo conflitto?
Noi artisti possiamo fare molto, ma il nostro intervento è efficace solo quando ci sono i numeri. Quando facciamo gruppo e presentiamo un fronte unito per una causa rilevante allora possiamo promuovere dei cambiamenti importanti. Che sia l’Ucraina o il conflitto israelo-palestinese, la crisi climatica o ogni altro fronte critico, è insieme che dobbiamo lavorare, senza paura. Solo così potremo contribuire utilmente, a fare qualcosa di concreto.

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