Pausa di riflessione

La scultura rinascimentale conquista Ca’ d’Oro
di Franca Lugato

In un contesto ideale per una mostra di scultura, una sessantina di opere offrono al visitatore un percorso estetizzante sull’arte plastica nella Repubblica di Venezia.

Nella ricca e a volte bulimica offerta di contemporaneo di questi mesi estivi una mostra come quella in corso alla Galleria Franchetti alla Ca’ d’Oro concede una pausa contemplativa assolutamente necessaria. Da Donatello a Alessandro Vittoria 1450-1600. 150 anni di scultura nella Repubblica di Venezia, a cura di Toto Bergamo Rossi e Claudia Cremonini, con il fondamentale supporto della Fondazione Venetian Heritage, è una delle rarissime mostre dedicate alla scultura a Venezia. Sì, perché realizzare una esposizione di scultura è veramente qualcosa di estremamente complesso oltre che ambizioso. La mostra alla Ca’ d’Oro rientra in quel circolo virtuoso di appuntamenti espositivi in corso in Italia di straordinaria bellezza e da non perdere, come Donatello, il Rinascimento a Firenze tra Palazzo Strozzi e i Musei del Bargello (fino al 31 luglio), che avrà un seguito a Berlino e Londra; o come la preziosa mostra presso le Gallerie d’Italia di Milano su I Marmi Torlonia (fino al 18 settembre), importante focus sul collezionismo di antichità a Roma. Si registra dunque un generale, rinnovato e speriamo non effimero interesse per la scultura, che nel Veneto vede protagonista anche la figura di Antonio Canova, nel bicentenario della sua morte, con mostre a Bassano, Possagno e Treviso. Alla Ca’ d’Oro, contesto ideale per una mostra di scultura, una sessantina di opere offrono al visitatore un percorso estetizzante sull’arte plastica nella Repubblica di Venezia dall’alba del Rinascimento alla tarda Maniera. In parte provenienti dalla ricchissima e preziosa Collezione Franchetti, in parte prestiti di collezioni pubbliche e private, queste opere – grazie a un allestimento raffinato, pulito e arioso, filologico e cronologico – permettono di comprendere a fondo quella complessità di apporti stilistici e iconografici convergenti su Venezia in anni di grande rinnovamento per la cultura figurativa locale. L’abbandono ritardato dello stile gotico e l’avvio a una nuova stagione plastica sono sanciti in mostra dalla presenza del busto in terracotta del San Lorenzo di Donatello, artista giunto a Padova all’apice della sua fama, rimanendo stanziale in Veneto per dieci anni (1444-1453), tanto da contribuire alla formazione di una nuova e moderna generazione di artisti come Andrea Briosco detto il Riccio, in mostra con l’elegante Madonna in trono di impronta classicista. Il celebre San Sebastiano di Andrea Mantegna, icona della Galleria Franchetti, è messo a confronto con un marmo della bottega dei Lombardo, rendendo evidente come i Lombardo (Pietro e Antonio) assieme a Donatello costituiscano la radice del rinnovamento del linguaggio di metà Quattrocento. Un’importante e spettacolare sezione è dedicata al ritorno all’antico con soggetti sacri, profani e di storia romana. Di notevole rilievo il marmo con Morte di Lucrezia di Antonio Lombardo o il ricostituito pendant di Apollo e Cleopatra. Dal Rizzo al Bregno ai Lombardo rimandi alla classicità sono presenti anche nelle raffinatissime statue di soggetto religioso caratterizzate dalla naturalezza delle posture e dal movimento delicato dei panneggi. Nel lungo Portego della Ca’ d’Oro, un’infilata di rilievi narrativi in bronzo provenienti da chiese veneziane distrutte o soppresse documenta in maniera esaustiva questa pratica assai diffusa nel Rinascimento, dagli albori del Riccio passando per le scene di combattimento del Camelio, fino ai celebri rilievi del Sansovino per il pulpito di San Marco. La chiusura della mostra è spettacolare: il capitolo finale affronta il tema del ritratto con i busti del grande scultore manierista Alessandro Vittoria, con un mix di fantasia antiquaria e verosimiglianza l’artista rese immortali alcuni esponenti di spicco della classe dirigente veneziana.

Immagine in evidenza: Ph. Matteo De Fina

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