Dopo quasi cinque secoli dalla sua realizzazione, le Gallerie dell’Accademia presentano il capolavoro veneziano di Giorgio Vasari, la straordinaria e inedita ricomposizione integrale del soffitto rimosso dalla sua collocazione originaria.
Pittore, architetto e biografo, Giorgio Vasari (Arezzo, 1511-Firenze, 1574), nel corso della sua vita fece alcuni soggiorni veneziani, il primo, quello tra il dicembre del 1541 e l’agosto del 1542, avvenne grazie all’amicizia con il conterraneo Pietro Aretino, che era giunto in Laguna già nel lontano 1527. L’occasione fu l’allestimento scenico della commedia La Talanta, commissionata allo scrittore toscano dai Sempiterni, una Compagnia della Calza, e rappresentata durante il Carnevale del 1542. Il Vasari, assieme ad alcuni collaboratori, realizzò la decorazione dei palchi riservati alle signore con soggetti allegorici e mitologici incorniciati da grottesche e fogliami, apportando tra le lagune un nuovo linguaggio desunto dal manierismo dell’Italia centrale. Fu in questa occasione che Vasari ottenne un’altra importante commissione: la decorazione di un soffitto per la dimora rinascimentale dei Corner a Sant’Angelo sul Canal Grande, oggi sede della collezione storica del marchio di tessuti Rubelli. Il committente Giovanni Corner, discendente da un’antica e influente famiglia nobile veneziana legata da vincoli di parentela a Caterina regina di Cipro, aveva fatto restaurare l’interno del palazzo dall’architetto veronese Michele Sanmicheli e nella primavera del 1542 una delle numerose stanze della dimora patrizia venne impreziosita da una decorazione che risultava essere uno dei primi esempi di sistemi decorativi aperti nei soffitti in città, uno schema che avrà un’influenza dirompente sui giovani pittori manieristi veneziani come Tintoretto e Veronese, ma colpì anche il più maturo e famoso Tiziano.
Dopo quasi cinque secoli dalla sua realizzazione, le Gallerie dell’Accademia presentano, il 28 agosto, Il capolavoro veneziano di Giorgio Vasari. Un soffitto rinascimentale ricomposto, la straordinaria e inedita ricomposizione integrale del soffitto rimosso dalla sua collocazione originaria già alla fine del XVIII secolo, quando l’edificio passò alla famiglia Spinelli e ricomposto grazie a un’importante campagna di ricerca e di fundraising partita negli anni Ottanta del XX secolo. Ancora una volta un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato che vede coinvolte molte istituzioni, dal Ministero della Cultura alle Gallerie dell’Accademia, da Venetian Heritage ad altri istituti culturali. Riproposto in una sala appositamente dedicata nella loggia palladiana, il ciclo vasariano viene esposto nella corretta visione dal sotto in su, nella ricostruzione a scomparti che comprende quattro tavole rettangolari con le rappresentazioni di Virtù (Fede, Speranza, Giustizia e Pazienza) attorno allo scomparto centrale con la Carità e quattro pannelli con Putti con cartiglio ai lati. Splendide sono le figure delle Virtù, bilicate sul bordo degli spazi aperti, impostate con un senso ardito dello scorcio prospettico e una costruzione volumetrica ben lontana dalla tradizione pittorica veneziana, qualcosa che non si era mai visto prima in città. Vasari, forse tenuto in tensione dalla competitività con la grande pittura veneziana, raggiunge esiti magistrali, tra i migliori della sua produzione artistica, con soluzioni formali che verranno replicate dall’artista anche per altre committenze. In occasione della riproposizione del soffitto vasariano è stato pubblicato un prezioso volume, edito da Marsilio Arte, che ripercorre la lunga storia collezionistica delle tavole, proponendo un’interessantissima e accurata lettura iconologica del ciclo e mettendo in risalto, grazie al ricco corredo di immagini, l’affascinante tema della tecnica usata dal maestro aretino come si evince dal recente restauro realizzato sull’intero soffitto.