Grande successo di pubblico e critica per Micro-Music, viaggio oltre i confini dell’elettronica.
Sono 19.000 gli spettatori (quasi raddoppiati rispetto al 2022) che hanno affollato gli appuntamenti di Micro Music, il 67. Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia che dal 16 al 30 ottobre, sotto la direzione artistica di Lucia Ronchetti, ha portato in laguna tutto il meglio, il nuovo, l’extra-ordinario dell’elettronica nell’era digitale. A partire da Ships di e con Brian Eno e la Baltic Sea Philarmonic, che ha visto la Biennale Musica capofila di un progetto internazionale che da Venezia ha preso il largo per le città europee di Berlino, Parigi, Utrecht e Londra, dove si conclude proprio oggi, 30 ottobre, alla Royal Festival Hall del South Bank Centre. Oggi, 30 ottobre, nella Sala delle colonne di Ca’ Giustinian, sede della Biennale, spazio alla Cerimonia di premiazione alla miglior produzione e alla miglior performance del 67. Festival Internazionale di Musica Contemporanea. Ad assegnare i premi la Giuria degli studenti dei Conservatori di tutta Italia guidata dal compositore e musicologo Jacopo Caneva. Alla sua terza edizione, la Giuria risponde «all’esigenza – secondo Lucia Ronchetti – di entrare in contatto con il pubblico delle nuove generazioni, coinvolgendolo attivamente nella discussione sulla scena musicale attuale presentata dalla Biennale Musica attraverso incontri, dibattiti e confronti che renderanno il Festival una piattaforma più fertile e propulsiva».
Vince il premio come miglior produzione CBM 8032 AV di Robert Henke «per le modalità con le quali l’artista ha gestito una strumentazione complessa e volutamente desueta, traendone una composizione dal carattere contemporaneo e convincente, in termini di costruzione e di trattamento sonoro. Il progetto si è distinto in particolar modo per aver lanciato un messaggio di considerevole ispirazione e importanza, di grande forza comunicativa all’attuale mondo musicale: credere in sé stessi e nella propria creatività, al punto da trasfigurare il limite tecnico del mezzo utilizzato, un apparente difetto, in una rete infinita di possibilità ed espressioni musicali». Vince il premio miglior come performance l’Ictus Ensemble, «protagonista delle esecuzioni di 1979 di Joanna Bailie e Professor Bad Trip di Fausto Romitelli. In particolare, durante la performance di quest’ultimo, l’ensemble ha dimostrato assoluta precisione tecnica e piena padronanza espressiva; inoltre, l’elettronica curata da Jean-Luc Plouvier si è combinata in modo ineccepibile al suono dell’ensemble strumentale, dando piena giustizia alla complessità compositiva ed estetica di Romitelli e regalando al pubblico della Biennale un concerto memorabile».