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Superando sè stessi

Dal 3 al 6 luglio, ancora tempo di Sexto 'Nplugged
di Davide Carbone

Piazza Castello a Sesto al Reghena confeziona anche quest’anno una rassegna elegante ed incisiva, portando avanti un’indagina all’ascolto capace di saziare le curiosità più voraci.

«Il nostro obiettivo è sempre stato quello di fare cultura musicale, perché ognuno di voi indagasse nell’ascolto e avesse una fame profonda della genesi sonora». Ecco la dichiarazione d’intenti che campeggia in bella mostra nel sito web di Sexto ‘Nplugged, festival musicale arrivato alla ventesima edizione in forma smagliante e senza mai essere venuti meno all’incipit di cui sopra. A ben vedere, ogni concerto della storica manifestazione musicale potrebbe essere a buon titolo definito “indagine dell’ascolto”, proprio per l’ostinata volontà di coprire sentieri altri rispetto a quelli della produzione commerciale squisitamente pop, non andando in cerca di consensi facili seguendo i nomi del momento ma segnando piuttosto una strada precisa, studiata, figlia della più vorace curiosità musicale. L’edizione di quest’anno, la ventesima appunto, non tradisce di sicuro le attese. Il post-punk dei bielorussi Molcat Doma (Egor Škutko, Roman Komogorcev e Pavel Kozlov) allaccia in maniera esemplare suoni del passato con echi contemporanei, come il pubblico del 3 luglio avrà modo di verificare di persona. Per una volta, c’è da ringraziare i social, lo schizofrenico TikTok nello specifico: al potentissimo e abusato mezzo di diffusione si deve infatti la circolazione virale del loro pezzo Sudno, compreso nell’album Etaži, comparso in centinaia di migliaia di video e che avrete di sicuro sentito anche voi che leggete.

I Black Country, New Road hanno metabolizzato l’abbandono da parte del cantante e chitarrista Isaac Wood spostando i propri equilibri musicali verso sonorità più barocche e folk, ma conservando intatta tutta l’energia sprigionata dai loro live. In Piazza Castello il 4 luglio portano Forever Howlong, album pubblicato ad aprile, assieme a pezzi provenienti dal precedente lavoro del 2022, Ants From Up There, elogiato dalla critica e adorato dal pubblico. Il 5 e 6 luglio l’energia del live è convogliata verso lidi autoriflessivi, intimi, non per questo meno potenti e travolgenti. Prima con Anna von Hausswolff e il suo rock gotico, impareggiabile nell’ipnotizzare gli spettatori e incarnazione vivente di quell’indagine musicale di cui sopra, uno stile che con Ceremony del 2012 si è imposto in tutta la sua carica emotiva spiazzante, che induce gli ascoltatori ad accettare il mistero e l’ambiguità. Poi con i Baustelle, capaci di stare sempre lì, sul crinale che si affaccia sul pop d’autore unito all’elettronica più raffinata, guardando tutto dall’alto, dove gli stupidi confini tracciati con il righello semplicemente non esistono.

Foto in evidenza: Anna von Hausswolff

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