Per l’inaugurazione della stagione del Teatro Goldoni una scelta insolita: un monologo in francese con sottotitoli in italiano. Le vertige Marilyn va in scena il 15 e il 16 ottobre con protagonista un’interprete d’eccezione, Isabelle Adjani.
Candidata due volte agli Oscar come migliore attrice con il film Adele H e con Camille Claudel, la Adjani è una delle attrici francesi più acclamate ed è l’unica ad aver vinto cinque volte il Premio César per la migliore interpretazione femminile, oltre a numerosi altri riconoscimenti internazionali. In questo spettacolo però le protagoniste sono in realtà due. E per capire il motivo di questo tandem è fondamentale fare un salto indietro nel tempo. Il 4 luglio 1962, Marilyn Monroe accoglie il giornalista Richard Meryman del magazine «Life». L’intervista dura un po’ più di sei ore e si tiene nella casa di Brentwood, nella periferia di Los Angeles. È la prima casa che Marilyn ha acquistato e, dopo aver vissuto in tanti luoghi diversi, la diva ritorna in questa casa. La pièce Le vertige Marilyn si sviluppa proprio in queste stanze e nasce da questa ultima speciale intervista pubblicata il 3 agosto. Marilyn muore il 5 agosto 1962. Così, 60 anni dopo la sua morte, nel 2022, ritorna sulla scena una dimensione che evoca i giorni e i pensieri che precedono la morte dell’attrice… ma non solo.
Marilyn non è l’unica stella protagonista dello spettacolo. Quando il pubblico entra a teatro vede infatti in controluce una donna, in un elegante abito nero firmato Dior. È al centro di un’installazione metallica che sembra un’opera d’arte contemporanea: 24 proiettori che formano un totem luminoso, una sorta di Torre di Babele. Si sente sussurrare la sua voce al telefono ma non si sa chi sia. Isabelle Adjani? Marilyn Monroe? Entrambe? Nessuna delle due? Cosa sta andando in scena? Una cerimonia? Un incantesimo?
Le vertige Marilyn è il racconto di una star che vacilla, un incontro da lontano tra due icone dello spettacolo che si traduce in un tributo all’eterno mistero femminile. L’idea nasce dallo scrittore Olivier Steiner che collabora con l’artista Emmanuel Lagarrigue. Quest’ultimo crea sulla scena un’installazione di luci e suoni in un’atmosfera rarefatta e di mistero. Steiner si è ispirato al testo Il rapimento di Lol V. Stein di Marguerite Duras, ricavandone nel 2021 un libro inquietante, Il rapimento di Marilyn Monroe (Edizioni Métropolis), con 36 disegni di Anne Gorouben, e da questo progetto editoriale è nato il monologo teatrale che sembra quasi una poesia pervasa dalla sensazione di una perdita totale del mondo e di sé stessi. Una domanda costante e lancinante ritorna più volte nel corso dello spettacolo: «Come uscire dalla notte?».
Isabelle Adjani racconta il suo ruolo in questa pièce con altrettante incisive domande esistenziali: «Dirò parole tratte da un’ultima intervista di Marilyn e da alcuni brani di mie dichiarazioni: una dimensione parallela che si muove confondendosi con un laboratorio, con un sogno a occhi aperti, con un capogiro legato a me. E mi chiedo: perché alcuni esseri umani, non incontrati nella vita reale, ci toccano a questo livello, così fortemente, così fisicamente? E perché le persone che ci toccano ci toccano?»