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L’isola che c’è

Poveglia, simbolo di una Venezia che ancora (r)esiste
by Mariachiara Marzari

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Dopo anni di mobilitazione dal basso, l’isola di Poveglia è stata in parte restituita alla cittadinanza: un esempio concreto di partecipazione attiva e visione alternativa per il futuro della città.

Vi sono proteste, anche recenti, il cui scopo reale è esclusivamente quello di assurgere alle cronache internazionali per i propri slogan magari giusti ma assolutamente sterili. Vi sono poi invece manifestazioni che in maniera meno gridata ma incisiva portano avanti azioni reali di salvaguardia di parti di questa città bellissima quanto delicatissima, dove la “riconquista” di frammenti di quotidianità tangibile diventa fondamentale pilastro della sopravvivenza stessa. Purtroppo molto spesso è la voce del singolo ad alzarsi per denunciare il lento ma inesorabile declino sociale, civile e politico di Venezia, rendendo in questo modo evidente l’incapacità della città di unirsi, di fare squadra dimostrando in maniera determinata e concreta la volontà necessaria per reagire o anche solo per dimostrare che questa non può essere una mera “città antica” da visitare pagando un asettico biglietto. Venezia ha tutte le potenzialità per offrire ai suoi abitanti un vivere smart e metropolitano secondo le nuove direzioni percorse oggi dalle più progredite città contemporanee. Non servono torri o grattacieli per definire la città moderna: l’opportunità di essere contemporanei sta nella sua capacità di essere vivibile, offrendo quel mix di servizi, opportunità e qualità della vita che certamente Venezia potrebbe esprimere in maniera altra e unica.
Sembrerebbe, questo, l’ennesimo articolo catastrofista e negativo, già… Ma in realtà la speranza per noi è veramente l’ultima a morire così come l’amore incondizionato per Venezia e le recenti cronache ci mostrano che la città c’è e quando necessario si sveglia e si unisce. Dopo anni di proteste e giustificate manifestazioni la cittadinanza è infatti riuscita ad ottenere il riconoscimento da parte del Demanio di una parte dell’isola di Poveglia come patrimonio della comunità.

© Poveglia per tutti

Ma iniziamo dal principio, dalle origini di questa lunga vicenda. L’agenzia del Demanio, l’ente responsabile della gestione del patrimonio immobiliare dello Stato, pubblica nel 2014 un avviso rivolto a soggetti interessati a comprare o a prendere in concessione l’isola disabitata di Poveglia, che si trova nella laguna sud, vicino al Lido, per la precisione davanti a Malamocco. È una manifestazione di interesse «esplorativa» e non vincola l’agenzia a pubblicare un bando, che sarebbe subordinato a un accordo con il Comune di Venezia. L’isola, composta da tre distinti isolotti, ha una superficie complessiva di circa 72.500 metri quadrati: una prima parte formata da un bosco e da alcune zone agricole, una seconda che ospita alcuni ex padiglioni ospedalieri del secolo scorso – una parte occupata un tempo dalla casa di riposo, un’altra da reparti dell’Ospedale al Mare del Lido chiusi ufficialmente nel 1972 –, una terza destinata ad avamposto difensivo a forma di “Ottagono” risalente alla fine del Trecento. E’ in quel preciso momento che inizia la “battaglia” dei cittadini indignati davanti all’ennesima (s)vendita al miglior offerente di parte dei propri beni comuni. La protesta dei singoli diventa nel 2014 oggetto di lavoro, obiettivo di una vera e propria associazione, “Poveglia per tutti”: per sfidare il Demanio vengono raccolte 4.500 adesioni e sottoscrizioni per un totale di 460 mila euro. Dall’altra parte la società Umana di Luigi Brugnaro – l’imprenditore che l’anno successivo diventerà l’attuale sindaco di Venezia – vince la prima asta offrendo una cifra leggermente superiore, 513 mila euro. L’Agenzia del Demanio si rende però conto che l’importo non è congruo al bene in questione e l’asta viene così annullata.

© Poveglia per tutti

L’Associazione non demorde e continua la sua costante azione di protesta per rivendicare la concessione di Poveglia quale bene comune della città, con costanti “sbarchi” sull’isola per interventi di manutenzione, cura del verde, pulizia, raccolta della plastica che arriva dal mare, gestione della colonia di conigli, gli unici abitanti dell’Isola. Grazie a undici anni di tenace, caparbia attività di questo autentico soggetto comunitario caratterizzata da una lunga teoria di richieste, progetti, contenziosi, con tanto di immancabili ricorsi al Tar, il Demanio infine si è convinto a dare in concessione all’Associazione la parte nord di Poveglia per un periodo di 6 anni a un canone di circa mille euro l’anno, permettendogli di definirsi come un vero e proprio un parco urbano. La parte sud è rimasta ancora nell’elenco dei beni da «valorizzare», tuttavia “Poveglia per tutti”, forte di questo primo riconoscimento e sostenuta da altre 40 associazioni cittadine, è determinata a reclamare anche questa parte di isola proponendo piani e progetti sostenibili per riportarla a nuova vita.
Il potere simbolico di Poveglia e il metodo partecipativo hanno creato le condizioni per una vittoria che potremmo definire se non storica, certamente fondamentale per immaginare un nuovo, vivibile futuro di questo sistema urbano soffocato dalla monocultura turistica, mostrando a tutti noi la strada da percorrere per recuperare il senso autentico di Venezia come città. A pochi mesi dalle elezioni amministrative dovrebbe essere, questo, un manifesto per il futuro migliore in divenire qui. Segue dibattito naturalmente, speriamo non nelle consuete modalità autoreferenziali…

N.B. Segnaliamo un’altra piccola protesta che in questi stessi giorni è riuscita a salvare dall’abbattimento, almeno per il momento, le capanne “naive” ai Murazzi al Lido, fatte di legno di risulta arrivato dal mare. Nulla di artistico o particolarmente di valore, ma certamente espressione caratteristica, spontanea, sostenibile del vivere uno spazio libero in comunità.

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