Un acquario di vetro alla Stazione di Venezia

I pesci in vetro di Murano a Santa Lucia
di Mario Dal Co

Alla Stazione di Venezia Santa Lucia passano oltre 30 milioni di viaggiatori all’anno. Anche coloro che indugiano sulla scalinata non si accorgono di essere visivamente immersi in un acquario. Non una targa, non una informazione annuncia che l’iniziazione alla città delle trasparenze è già cominciata nel momento stesso in cui, all’occhio del visitatore, si disvela il Canal Grande.

L’acquario di vetro di Murano della Stazione di Venezia (foto 1) si articola in tre gruppi di sei pannelli ciascuno, separati dai pilastri di sostegno e contenenti formelle di vetri decorati che costituiscono i lucernari della pensilina sovrastante il piano di affaccio sulla scalinata verso il canale. L’architetto Paolo Perilli completò la Nuova Stazione di Venezia disegnando un robusto, eloquente sostegno per i pannelli: le formelle sono incastrate e sospese nell’intelaiatura di acciaio, sotto la quale è steso un trefolo di ottone i cui “punti di incrocio” vogliono apparire come nodi di una rete (foto 2). Se l’orientamento delle maglie fosse stato ortogonale il pannello sarebbe apparso come se fosse rivestito di mattonelle, mentre con l’orientamento non ortogonale il pannello diventa una rete da pesca, dove i pesci di maggiori dimensioni, travalicando i limiti della singola formella-maglia, appaiono irretiti nella metafora stesa dall’architetto. Per ottenere questo effetto il maestro vetraio ha prima realizzato il pesce e poi lo ha tagliato per incastrarne le parti nelle maglie (foto 3).

Foto 1_Il cantiere in corso (2024) sotto i lucernari (a sinistra)
Foto 2_Alberto Perilli, disegno del sistema di sostegno delle formelle e dell’incrocio del trefolo – Archivio Fondazione FS Italiane
Foto 3_Pannello n. 3

Gli animali marini nuotano tra alghe che salgono dal fronte del Canale, trattenuti dalle reti di ottone dei pannelli rettangolari che danno una luce colorata all’accesso alla Stazione – per chi parte – e alla scala – per chi arriva. Ogni pannello è di circa 8 metri quadri e contiene 104 formelle di cui 28 triangolari. 1.872 formelle coprono oltre 140 mq di superficie, dando corpo ad una delle opere di Murano più importanti oggi esistenti. La pensilina ha struttura simmetrica: verso l’esterno è aggettante e cieca, verso l’interno è illuminata dai lucernari. I tiranti simmetrici di sostegno sono fermati sui pilastri che scandiscono le tre serie di pannelli. Essa copre l’intero affaccio sulla gradinata che porta al piazzale, dotata di 12 scalini contro i 16 della Madonna della Salute. Queste scelte di ampio respiro del progettista consentiranno alla Stazione di affrontare con successo l’enorme sviluppo funzionale dei decenni successivi, l’impennata dell’interscambio con i mezzi d’acqua, nonché l’aumento del flusso pedonale tra la Stazione e Piazzale Roma indotto dal nuovo ponte.

Tra gli amici veneziani intervistati pochissimi conoscono l’acquario e neppure quei pochi sono in grado di risalire all’autore e all’esecutore. Il biglietto da visita della città del vetro rimane nell’oblio. Eppure, come dicono i numeri, ci troviamo non di fronte, ma quasi sommersi da un’opera imponente. Le ricerche nelle biblioteche, nelle riviste, negli archivi non hanno dato ancora risposte definitive al primo quesito né al secondo: chi ha eseguito l’acquario, in quale fornace? Per inquadrare le scarse memorie storiche trovate fino ad ora, ci fermeremo in altre stazioni che precedono, nel tempo, la Nuova Stazione di Santa Lucia. Il rinnovamento della Stazione si protrae per due decenni a cavallo della Seconda Guerra Mondiale e per questo motivo il cantiere non solleva più interesse nell’opinione pubblica. Esso ripropone le incertezze progettuali e le traversie realizzative tipiche delle opere pubbliche. Probabilmente per lo stesso motivo, la cronaca non ne parla: la Stazione di S. Lucia diventa un argomento inattuale. Episodi minori di cronaca stimolano articoli della stampa e filmati Luce che ritornano con insistenza nei giorni o nelle settimane successive. Ciò non accade per la Stazione che ha una “copertura” sfuggente. Durante i tre anni di conclusione dei lavori c’è poco altro.

Foto 4_La colonna superstite di Napoleone Martinuzzi

Fino ad oggi non abbiamo trovato documenti relativi all’autore, al progetto dell’acquario, alla realizzazione, alla data di esecuzione. Diversi esperti ritengono probabile che l’acquario sia stato disegnato da Riccardo Licata, all’epoca giovane collaboratore della vetreria Cenedese, nella quale operava già Napoleone Martinuzzi. A Martinuzzi si devono le due colonne collocate originariamente nel ristorante della Stazione e rivestite di vetro  pulegoso verde, un vetro che lo stesso Martinuzzi ha inventato, come il vetro “scavo”, per disporre di un materiale consono alla sua interpretazione scultorea del vetro lavorato. Oggi solo una delle due colonne ha ancora il rivestimento di vetro ed è parzialmente visibile, perché rimane “incantonata” in una nicchia angusta di cartongesso ed è sempre parzialmente coperta da espositori commerciali nel bar della Stazione. L’altra colonna è stata spogliata del rivestimento ed è circondata dal via vai dei passeggeri (foto 4). L’attribuzione delle formelle dell’acquario a Licata si basa su considerazioni storiche, stilistiche e tecniche. L’esecuzione dei pesci e degli animali marini sembra riconducibile alle lavorazioni dei pesci “sommersi” di Licata, che condividono lo stile realistico degli animali dell’acquario (foto 5). La Soprintendenza ha posto un vincolo sulla Stazione nel 2016 successivamente alle segnalazioni di Franco Miracco, che nell’articolo L’espansione “marcopoliana” perduta, su La Nuova Venezia del 30 aprile 2013, lamentava uno sfruttamento commerciale incurante dei pregi architettonici e della qualità della decorazione della Stazione. Il ritardo trova possibile giustificazione nella congiuntura avversa: una stampa distratta, una valutazione critica negativa del progetto e l’opposizione di Grandi Stazioni.

Foto 5_Acquario in vetro sommerso di Riccardo Licata, produzione Cenedese, Anni Cinquanta

La mancata tutela nel periodo di attuazione dei lavori di ammodernamento ha consentito manomissioni di elementi decorativi importanti all’interno della Stazione. L’acquario versa oggi in condizioni precarie. Gli attuali lavori di rifacimento dell’intera scalinata si sviluppano a poche decine di centimetri dai lucernari, con qualche rischio. L’illuminazione è affidata a tubi fluorescenti obsoleti, che forniscono una luce a bande di intensità alternata, instabile e di colore freddo. Critica appare la condizione delle formelle di vetro. Su 1872, circa 300 sono decorate con animali, oltre 700 con alghe verdi lunghe, le altre rappresentano la trasparenza dell’acqua, a volte con grumi di colore che forse alludono ad alghe galleggianti o a piccoli animali difficili da identificare. Oltre alle tre tipologie principali, animali, alghe verdi, acqua, vi sono anche una trentina di formelle “neutre”, ossia di un colore più omogeneo e di un vetro meno trasparente: forse si tratta di pezzi introdotti in sostituzione di originali perduti. I numeri sono imprecisi, perché a volte le forme volute dal progettista non sono riuscite compiutamente e lasciano spazio alle interpretazioni soggettive di chi osserva. Le formelle neutre si concentrano nei pannelli 1, 2 e 3, cominciando la numerazione dal lato nord. Ciò induce a ritenere che l’ordine originale nei primi tre pannelli sia stato manomesso e diverse formelle siano state rimpiazzate con quelle neutre durante interventi manutentivi. In questi pannelli il disegno appare confuso (foto 6): le alghe dovrebbero salire dal fondale, immaginato sul lato del Canal Grande, per salire verso la superficie dell’acqua, immaginata sul lato dei binari. Qui, invece, le alghe sono orientate in modo non univoco, con diversi pesci in posizioni meno naturali rispetto agli altri pannelli, e addensamenti di colore e di formelle neutre che evidenziano strappi nella regolarità della rete. Regolarità che si ritrova nei pannelli collocati più a sud, come il n. 14 (foto 7).

Foto 6_Pannello n. 2
Foto 7_Pannello n. 14

Il pannello n. 6, infine, ha un numero di animali nettamente inferiore agli altri: 8 contro la media di 15, con uno scostamento molto superiore al coefficiente di variazione della distribuzione. Esso presenta anche una concentrazione di vetri con colorazione rosso-arancio (foto 8). È probabile, quindi, che anche questo pannello presenti delle anomalie dovute alla manutenzione o forse addirittura risalenti alla fase di installazione.

Foto 8_Pannello n. 6

Ma quali sono i trecento animali che volteggiano tra le maglie delle reti dei lucernari? Abbiamo contato una decina di meduse (tra cui probabilmente aequorea, cassiopea, carybdea), decine di pesci diversi (tra cui sembrano potersi riconoscere saraghi, balestre, pesci-scorpione, pesci equatoriali), sicuramente un ippocampo, un polipo, un’aragosta, una seppia, anguille, oloturie. La realizzazione in vetro non mirava al realismo, per cui la breve lista è frutto di un’interpretazione, che però aiuta a riconoscere quanto le riproduzioni attingevano probabilmente a cataloghi degli animali della laguna e dei mari. Giunto alla stazione di arrivo, il nostro breve viaggio non ha recato risposte definitive. Possiamo però affermare che per contingenze storiche e per motivi critico-ideologici la Nuova Stazione di Venezia Santa Lucia è stata oggetto di una valutazione negativa immotivata. Le sue qualità sono rimaste ignorate dai media e dalla critica, perché il cantiere si era protratto per decenni e quindi non faceva più notizia. La Stazione fu in seguito affidata a Grandi Stazioni senza un vincolo da parte della Soprintendenza, intervenuto solo dopo rilevanti manomissioni degli arredi e delle decorazioni. Queste ragioni hanno fatto scivolare nell’oblio l’acquario di vetro. Da questo oblio, nuove opere di tutela, di restauro dell’arredo e di ripristino del decoro della Stazione di Santa Lucia, accompagnate da ricerche sulla disposizione dei pannelli e delle formelle, sul progetto e sulla sua esecuzione, restituiranno allo splendido lucernario la luce e la visibilità che merita.

Immagine in evidenza: Stazione di Venezia Santa Lucia

La Fondazione Alma Dal Co

Un anno e mezzo prima del COVID ci accorgemmo che nella Stazione di Venezia centinaia di pesci nuotavano sopra la nostra testa. Ad Alma il caleidoscopio di creature marine trasparenti risvegliava l’amore per il mare, la gioia del nuoto, la passione per la pesca. La perdita di Alma il 14 novembre 2022 ha spinto i genitori, Margherita Turvani e Mario Dal Co, a costituire la Fondazione Alma Dal Co ETS che ha promosso questo studio per riportare alla luce l’ acquario che l’oblio ha sommerso.

Sostieni la Fondazione Alma Dal CO ETS con il 5 x 1000 dell’IRPEF!
Inserisci il suo codice fiscale 94105370277 nell’apposita sezione dei modelli fiscali, all’interno del riquadro “Finanziamento della ricerca scientifica e dell’università”.

Puoi anche fare una donazione sul suo conto bancario e accedere alle detrazioni o deduzioni fiscali:
Fondazione Alma Dal Co ETS,  causale: “erogazione liberale”.
Allianz Bank   IBAN: IT07 V035 8901 6000 1057 0894 416
BIC/SWIFT: BKRAITMMXXX

VeNewsletter

Ogni settimana

il meglio della programmazione culturale
di Venezia