Una linfa vitale inesauribile

A Fabio, il nostro Ministro della Fantasia
di Massimo Bran

Un anno fa ci lasciava il più talentuoso, imprevedibile, carismatico tra i nostri storici collaboratori. Collaboratore? Ma che vado scrivendo mai? Fabio, Fabio Marzari, il nostro indiscutibile Ministro della Fantasia, non può certo essere concluso in una definizione così ordinaria, canonica.

In realtà non può essere concluso, e ricordato, in alcun ruolo con un suo perimetro circoscritto. E tantomeno in quello di mero collaboratore. Fabio era Fabio, punto. Un fuoriclasse della convivialità, in nome della quale è stato capace di costruire un suo straordinario Zibaldone in cui dentro vi è tutto il meglio della bellezza, della qualità del vivere insieme tra le arti, i sapori, le persone, le emozioni. Uno Zibaldone innanzitutto fatto di piccoli e grandi mattoni di un grattacielo relazionale senza eguali, costruendo il quale ne è sortito di conseguenza, con una elegantissima dissimulazione della fatica, degli sforzi necessari alla bisogna, uno Zibaldone giornalistico che dire caleidoscopico è dire nulla.
È stato, e continua naturalmente ad esserlo e così per sempre sarà, nella casa che è il nostro giornale un anno di dolore infinito e inconsolabile. La sua essenza immanente a questa nostra indipendente avventura editoriale non può che accentuare questa sensazione di spaesamento, di buio che proviamo ogni volta, che è poi ogni giorno, ci voltiamo verso la sua postazione silente. Apparentemente silente e spenta. È questo il dato primo, essenziale, del suo esistere e vivere con noi questo mondo di carta, ora anche compiutamente digitale, che ci viene come prima cosa da fermare ricordandolo. Spesso, quasi sempre, si scivola nel più trito esercizio retorico quando si dice che un amico, una persona cara che ci ha lasciato in realtà non ci ha lasciato per niente, perché vive ancora con noi. Suonano come frasi fatte queste, buone per consolare il dolore per una perdita che tale è e tale resta e resterà per sempre. Quindi davvero faccio qui fatica a trovare le parole per non svilire il suo ricordo con degli assunti rituali che lui per primo disdegnerebbe. Eppure il dato proprio immanente, sì, del suo vivere ed operare qui con noi, al nostro fianco giorno per giorno, ce lo fanno vedere e sentire vivo, presente. Le suggestioni, gli spunti, le idee, le fughe in avanti talvolta improbabili, talaltre folgoranti e geniali, che con quella sua impareggiabile nonchalance dispensava con somma sprezzatura a tutti noi, senza distinzione di ruoli, di età, di esperienze maturate sul campo, questo suo giocare in campo libero senza regole, o quasi, un gioco che chiunque altro l’avesse così interpretato si sarebbe attirato moti di insofferenza e di irritazione dai più, mentre lui, figuriamoci…!, questo suo vivere il tempo libero e il lavoro come fossero una cosa sola, regalando pillole di creativa libertà praticamente senza soluzione di continuità, tutto questo suo impasto fragrante di amore per la vita con la V maiuscola, ebbene sì, non può che farcelo tenere vivo quotidianamente intorno a noi. Chi ha lavorato e vissuto intensamente al suo fianco non può non continuare a parlargli, perché quella linfa straordinariamente vitale che alimentava tutte le cose che ideava e realizzava, vitalità naturalmente dissimulata da par suo, è per noi benzina essenziale per farci meglio muovere nel presente e nel futuro in divenire. Ci sono interi percorsi del nostro indagare e restituire questo magnifico universo della cultura che abbiamo deciso di abitare che Fabio ha contrassegnato con i suoi sprazzi al tempo visionari e virtuosistici, profondi e giocosi. Quindi non averlo al nostro fianco come stimolo presente a proseguire verso questo orizzonte di lavoro e di vita significherebbe spegnere la spina, o comunque scaricare le batterie, di questo motore editoriale composito e febbrile.
Per cui altro che presente!
E però, però… Però alla pienezza del suo persistere qui a due passi da noi corrisponde, di controcanto, un oggettivo, abissale vuoto. Inutile girarci intorno: mentre lo senti, lo vedi indicare una direzione, produrre un’intuizione delle sue, ti volti e lui non c’è. Questo cortocircuito tra pieno e vuoto, questa centrifuga emozionale che ci allontana dalla consistenza fattuale della vita e della sua fine e che però a ciclo concluso ci riconduce alla dannata oggettività tangibile del nostro esistere, devo dire che è stata, e continua ad essere, la condizione connotante il nostro tempo consumato qui con/senza Fabio. Non ci annoia neanche da lassù il Nostro, insomma, come se il vero portato ereditario primo della sua dipartita non potesse essere altro che un solo, assertivo monito: guai alla noia!! Quindi abbiamo un compito assoluto da assolvere in sua memoria e da suo dettato vivente: non arrenderci mai al tedio, alla meccanicità della vita, al lavorare a memoria e di mero mestiere senza tenere la fiammella accesa e alta della curiosità. Il suo deposito esistenziale e culturale è tutto qui. E dici niente!
È dura però coesistere con questo universo/mondo che era ed è tuttora Fabio. Un anno è un lampo per provare a restituire fattualmente, in primis su carta naturalmente, la nostra amata ed immarcescibile carta, almeno un primo corpus di questo meraviglioso Zibaldone che ha saputo costruire in oltre vent’anni di lavoro appassionato qui con noi. Ci stiamo pensando a fondo, ci lavoreremo, questo è sicuro ed è ben più di una promessa. Ma abbiamo bisogno di tempo ancora, del giusto spazio per non scivolare male su un terreno di memorie che devono, perché lo meritano e lo pretendono, rivivere e vivere nel segno del rigore, dell’autenticità, della passione fuori da ogni retorico obbligo morale di restituire quanto è stato in grado di darci come mai nessuno prima.
È incredibile, ancorché niente affatto sorprendente per chi conosceva Fabio davvero a fondo, misurare quanto affetto, quanti orfani di tutte le età, le estrazioni, le passioni abbia lasciato in giro per il mondo. Ogni giorno Mariachiara, sua sorella e spina dorsale insostituibile di questo nostro progetto editoriale (quanto lo era/è lui seppur in modo altro e proprio, e comunque anime gemelle inscindibili al netto di ogni arida anagrafe), riceve ripetuti e partecipati attestati di stima in sua memoria, ricordi dolenti e insieme radiosi, sollecitazioni quotidiane che riempiono il cuore. È insieme bellissimo e tristissimo, eccitante ed angosciante tutto questo. Siamo sempre lì, ai colori contrastanti che hanno rappresentato il vero tratto irriducibile dell’identità di questo uomo eternamente ragazzo da cui non riusciamo in alcun modo a staccarci.
Una moltitudine di amici e conoscenti chiedono, in particolare naturalmente a Mariachiara, di fare qualcosa di importante a un anno dalla sua scomparsa. Come se tutti sentissero il bisogno, l’urgenza di riprendere un filo che, laceratosi bruscamente, si vorrebbe in qualche modo nuovamente tendere verso il futuro. Una tensione che sentiamo pulsare senza alcun calo di intensità, e questo davvero colpisce, eccome. Ma proprio questa persistente, e in qualche modo incombente, attesa ci fa dire che non è ancora tempo di chiudere il cerchio, per poi restituirlo apertissimo naturalmente.
Il filo lo stiamo dipanando, ma non è ancora arrivato il momento di agganciarlo laggiù in fondo, in quell’asse di accecante bellezza che sembra lì a due passi, ma che così vicino invece ancora non è.
Verrà il tempo, presto.
Ora è il momento di sentirlo ancora più nostro Fabio. È la cosa più bella e sensata da fare. L’unica. A nostro modo, costruendo questo numero bellissimo, lasciatecelo dire, in gran parte dedicato alla Biennale, alla sua mostra di architettura e al suo festival teatrale, noi continuiamo in questa contrastante, tesissima direzione, consci del fatto che il deposito di memorie che una persona di tale calibro lascia non può che rappresentare materia fondante, radice viva di ciò che da qui in poi sarà del nostro percorso.
A presto caro Fabio e a presto cari tutti voi che gli siete stati e gli siete amici, ma anche a tutti coloro i quali ti hanno semplicemente ed appassionatamente seguito e apprezzato nei lunghi anni del tuo vissuto, come altro definirlo, giornalistico in queste nostre pagine. Non smetteremo certo di pedinarti incombenti, che tu lo desideri o meno. Sappilo.

Immagine in evidenza: Giardini Reali – Venice Gardens Foundation
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