Nuova avventura nel vetro che rinsalda il rapporto di Gaby Wagner con Murano, che reinterpreta ora vetri storici della sua collezione attraverso la combinazione col metallo: un tributo contemporaneo alla forza del bronzo e alla trasparenza del vetro.
«Le forme pulite delle coppe più classiche, quelle in particolare dei nomi da lei più amati, come Giacomo Cappellin e Vittorio Zecchin, trovano una nuova collocazione montati su strutture zoomorfe in bronzo dorato. – sottolinea la curatrice Cristina Beltrami – Il rimando al mondo marino è ancora una volta un richiamo alla natura marinara di Venezia o, per usare le parole di Brodsky, di “citta silenziosa […] simile a quell’ora così tarda a un’immensa scogliera corallina” (Fondamenta degli incurabili, Joseph Brodsky). Il canto del mare per Gaby non termina sulla riva ma alla base dei suoi pezzi. Il temine “connubio” del titolo è un voluto rimando ai rari vasi realizzati nel secolo scorso da Uberto Bellotto in collaborazione con la Vetreria Artistica Barovier. Al di là del meccanismo di congiunzione tra vetro e metallo, Gaby Wagner è in realtà distante dai leggerissimi soffiati che l’abile scultore e fabbro impalcava su strutture altrettanto sottili. Le sue opere funzionano piuttosto per opposti: l’impalpabilità del vetro contrasta con la lavorazione massiccia del bronzo, il colore indefinibile nelle trasparenze delle coppe risalta nella vicinanza con la doratura del metallo, in un effetto di inequivocabile sontuosità».