Regista residente al Teatro Stabile del Veneto, Irina Brook presenta il suo progetto itinerante internazionale House of Us part I – The Mother, un laboratorio work in progress dedicato ai giovani per raccontare i giovani.
Una esperienza immersiva in cui la regista porta nuova vita nelle stanze del palazzo alla Giudecca, creando una sorta di diario intimo nel quale il pubblico è invitato ad esplorare gli spazi di una casa, metafora della vita dell’artista e della sua famiglia.
Le stanze contengono immagini, oggetti e ricordi personali, installazioni visive e paesaggi sonori. Il pubblico entra e attraversa vari spazi, permeati di una intima poesia che evoca i ricordi della madre di Irina, l’attrice Natasha Perry, scomparsa nel 2015. Nel cuore teatrale di questo nuovo spettacolo/laboratorio, gli 11 attori neodiplomati dell’Accademia Teatrale “Carlo Goldoni” abitano una serie di camerini trasparenti. Da questi non-luoghi gli interpreti possono essere osservati nel loro stato d’animo più intimo, mentre provano i complessi dialoghi di Cechov facendo i conti con le proprie emozioni. Lungo il percorso gli spettatori incontrano l’attore Geoffrey Carey che incarna lo spirito del Teatro e della madre di Irina. La passeggiata culmina nella “Stanza de Il gabbiano” dove due giovani performer recitano l’ultima scena della celebre opera di Cechov. Il percorso termina con due video che proiettano alcune immagini simboliche realizzate in casa della regista. E attraverso queste immagini si sprigiona un senso di liberazione dal peso del passato e una porta sembra aprirsi verso il futuro.
Un’esperienza innovativa per lo spettatore che vive da vicino i ricordi, le passioni, i sogni di una famiglia di teatranti, ma non solo, anche la solitudine e l’isolamento, la conseguente necessità di condivisione con l’altro, la fiducia dell’artista verso l’umanità e la sete di contatto. Una performance che è ancora più d’impatto oggi, in questo delicato momento storico legato alla pandemia e alle sue conseguenze. Irina Brook ha dedicato il proprio spettacolo al fenomeno giapponese degli Hikikomori, i giovani che si rinchiudono nella propria stanza con computer o smartphone e decidono di estraniarsi dal resto del mondo e dai propri simili. Un fenomeno che purtroppo da qualche anno si sta ormai diffondendo anche in Occidente e vede sempre più di frequente gli adolescenti ritirarsi dalla vita sociale con conseguenze deleterie
Figlia d’arte, Irina Brook è cresciuta tra palcoscenico e camerini, al seguito dei genitori tra Inghilterra e Francia, dove il padre Peter Brook, scomparso a luglio di quest’anno, ha guidato il teatro parigino Theatre des Bouffes du Nord.
A diciotto anni, la regista lascia l’Europa per trasferirsi a Broadway e studiare con Stella Adler e da allora si è sempre divisa tra i due Continenti. Le sue opere più conosciute sono le riletture contemporanee dei maggiori classici, tra cui lo spettacolo En attendant le songe, tratto nel 2005 dal Sogno di una notte di mezz’estate, e interpretato da soli sei attori maschi; pièce che ha ottenuto moltissime repliche tra Francia, Canada e Stati Uniti. House of Us è concepito da Irina come un work in progress, un laboratorio dedicato ai giovani per raccontare i giovani, e sarà costituito da tre capitoli: la Madre, la Figlia, il Figlio, cui forse seguirà il Padre. La sua storia famigliare che si allarga all’umanità e vuole esortare i nostri ragazzi ad uscire dall’ombra.