Il fascino del peccato

Il ‘diabolico’ Eric Gauthier con sette prime italiane
di Loris Casadei

Eric Gauthier coinvolge sette importanti coreografi di fama mondiale. Ognuno di loro ha trasformato uno dei peccati mortali in un’opera per Gauthier Dance//Dance Company Theaterhaus Stuttgart. Il risultato è un quadro dai contorni diabolici che consiste in sette prime italiane firmate rispettivamente da Aszure Barton, Sidi Larbi Cherkaoui, Sharon Eyal, Marcos Morau, Sasha Waltz, e dai due coreografi associati di Gauthier Dance//Dance Company Theaterhaus Stuttgart: Marco Goecke e Hofesh Shechter.

Ad un italiano nato nel secolo scorso, se si parla dei sette peccati capitali, viene sicuramente alla memoria la bellissima voce di Milva della commedia brechtiana o più banalmente le interrogazioni del parroco nel catechismo domenicale. Agli appassionati d’arte la mente scivola sull’omonima opera di Bosch. Ai cinefili ricorda il bel film del 1952 in sei episodi girati dai migliori registi di cinema e teatro dell’epoca, da Roger Vadim a Eugene Ionesco, da Chabrol a Philippe de Broca. Un’operazione simile a quest’ultima l’ha compiuta il canadese Eric Gauthier con la sua compagnia in stretta simbiosi con il Theaterhaus di Stoccarda.
Sette tra i migliori coreografi europei per dare la propria personale interpretazione ad uno dei sette peccati capitali. Operazione coraggiosa perché è ancora vivissima la versione di Pina Bausch, in cartellone anche quest’anno a Wuppertal e a Parigi. Sidi Larbi Cherkaoui, oggi direttore del Grand Theatre de Geneve, fa muovere freneticamente nove ballerini con valigette piene di franchi per l’Avarizia. La canadese Aszure Barton filtra micromovimenti di un duo all’interno di uno stagno dove tutto appare immobile nella rappresentazione dell’Accidia. Il catalano Marcos Morau guida cinque ragazze in un sensuale rito religioso per la Superbia. Un assolo italiano per la Gola su musica dei Velvet Underground di Marco Goecke: un peccato che viene artisticamente reso come fosse una crisi d’astinenza da droga. Molto ricco il quadro offertoci dall’israeliano Hofesh Shechter: dieci danzatori di bianco vestiti in una coreografia per metà danza tribale e per metà folla metropolitana a rappresentare la Lussuria. Elegantissimo il quadro che ci offre Sasha Waltz, regina della danza contemporanea (ricordate Impromptus a Venezia nel 2019?): l’Ira si manifesta con i suoi nefasti effetti da Omero all’Ucraina, interpretata da due performers in eleganti smoking. Infine l’Invidia secondo l’israeliana Sharon Eyal, dove tre danzatrici si contrappongono per conquistare l’audience. Per la ricchezza delle scenografie, la qualità e il numero di risorse impiegate, per la plurima e variegata creatività questo spettacolo resterà nella storia della danza

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