La divina origine della danza

Cinquant’anni dopo la Biennale omaggia Merce Cunningham
di Loris Casadei

A cinquant’anni dallo storico Event di Piazza San Marco nel 1972, la Biennale Danza di Wayne McGregor omaggia Merce Cunningham con una speciale performance site-specific e con la proiezione del film Craneway Event di Tacita Dean.

Difficile parlare di danza. Ancora più difficile parlare di danza contemporanea laddove non vi si legge una storia, o meglio, dove l’individuazione della narrazione è lasciata allo spettatore. Impossibile raccontare le performance di Merce Cunningham. Possiamo provare a tratteggiare alcune delle sue caratteristiche, consapevoli che il film della visual artist britannica Tacita Dean, che vedremo al Teatro Piccolo Arsenale il 30 e 31 luglio, molto potrà svelare più di ogni parola.
Craneway Event segue tre giorni di prove di Merce Cunningham in un edificio industriale con vista sulla baia di San Francisco. È il 2008 ed è una delle ultime lezioni del coreografo. Ha 90 anni. Morirà l’anno dopo.
Merce nasce nello Stato di Washington da famiglia benestante. Viene subito attratto dalla danza ed inizia la sua lunga carriera con spettacoli di vaudeville animati da acrobazie di vario tipo. Si diploma attore a Seattle e nel 1937 frequenta il Mills College a Oakland, dove incontra tutti i protagonisti della modern dance, fra cui Doris Humphrey, Charles Weizmann, Hanya Holm e Martha Graham, che lo invita a lavorare con lei. Abbinamento curioso questo: Martha Graham con le sue coreografie legate al suolo, i corpi sempre scultorei e Merce che fa della leggerezza, dell’esuberanza, della velocità i suoi punti forti.
Il suo vero trampolino di lancio sarà rappresentato però di lì a non molto, precisamente dal 1947, dalla frequentazione del Black Mountain College nel Nord Carolina e dall’amicizia con John Cage. Connubio interessante, ed ora veniamo ad una delle caratteristiche costitutive dell’opera di Cunningham, poiché ambedue convinti che l’indipendenza della musica dalla danza offra ad entrambe le arti maggiore flessibilità e ricchezza espressiva. Nelle performance di Merce, infatti, musica e movimento sono dissociati. Non solo, il metodo di composizione di Cage, basato su frazioni di tempo, offre il fianco al rifiuto di Merce dell’idea classica del balletto in termini di tema e variazione.

Still da Craneway Event © Tacita Dean

Una seconda importante caratteristica del suo lavoro è l’uso della casualità, non tanto per i suoi aspetti religiosi o scientifici come in Cage, quanto per l’astuzia di tenere aperto uno spettacolo sempre e comunque, cambiando l’ordine dei pezzi o lasciando deliberatamente un danzatore senza istruzioni. La riflessione teorica è la seguente: «se uso il caso avvengono cose che non avverrebbero altrimenti».
Una delle sue pièce più famose, Scrumble, è più che eloquente a riguardo, ad iniziare dalla scelta libera di ciascun musicista di portare e far azionare un proprio strumento sonoro, porte, corni, tergicristalli richiami per uccelli…, anche se nella prima del 1967 della parte sonica si occuparono niente di meno che i Velvet Underground! Inutile dire che non è mai esistito uno Scrumble uguale all’altro.
Dal punto di vista dell’uso del corpo, in contrasto con quanto canonizzato da secoli di danza, ossia che il busto dev’essere mantenuto rigido, mentre la Graham produce innovazione con il suo “contrazione e distensione”, per Merce il punto di equilibrio va trovato nella parte bassa della spina dorsale, che può espandersi nello spazio. Da qui le ampie espansioni laterali tipiche dei suoi ballerini nei loro movimenti caratteristici della quotidianità, correre, camminare, distendersi.
Cunningham è stato anche il primo ad usare la moderna multimedialità, aiutato anche dagli amici Rauschenberg e Jasper Johns, entrambi vicini alla pop art e all’espressionismo astratto e al neodadaismo. Il primo disegnava i costumi, il secondo fungeva da direttore
artistico.
Per questa edizione di Biennale Danza avremo l’occasione di ‘rivivere’ lo storico Event che l’audace sperimentatore mise in scena in Piazza San Marco nel 1972 in occasione della 35. Biennale Musica. Esattamente cinquant’anni dopo il direttore Wayne McGregor omaggia l’eredità di Cunningham con una performance site-specific, realizzata in collaborazione con l’Archivio Storico della Biennale, Biennale College e The Cunningham Trust.
Jeannie Steele e Daniel Squire, due danzatori storici della Merce Cunningham Company, insegneranno, proveranno e riallestiranno, il 31 luglio, con i 16 danzatori della Biennale College il repertorio della celebre opera di San Marco su palchi galleggianti, viaggiando attraverso luoghi chiave della città lagunare per approdare infine all’Arsenale, dove prenderà forma un Event di Cunningham della durata di 45 minuti, danzato all’aperto.

Immagine in evidenza: Merce Cunningham, Event, Piazza San Marco, 1972

McGregor presenta la sua Biennale Danza senza limiti