Nessuna via di fuga

Tra sogno e realtà: il labirintico futuro di Peeping Tom
di Loris Casadei

Gli attori/danzatori della compagnia belga Peeping Tom in Triptych si muovono all’interno di scenografie che ricordano un set cinematografico alla Lynch dove la cifra iperrealista alimenta un universo onirico denso di colpi di scena, popolato da figure e simboli che sembrano scaturiti dall’inconscio

Triptych, ovvero il trittico, opera scultorea o pittorica divisa in tre parti e richiudibile. Molto diffusa nel Medioevo, poteva avere anche decorazioni negli sportelli di chiusura, come, ad esempio, Il giardino delle delizie di Hieronymus Bosch. Termine presto utilizzato anche dalle altre arti con il significato di trilogia. Curiosamente “trittico” è anche il nome di un antidepressivo impiegato nella cura dell’ansia. Che ci abbiano pensato i coreografi della compagnia Peeping Tom quando hanno ideato la loro trilogia The missing door, The lost room and The hidden floor? Non ci è dato sapere, ma l’accostamento ci sembra appropriato.
Il colore dominante è il blu elettrico, ma non quello accattivante di Bob Wilson; mi porta alla mente più che altro la luce inquietante di The Ring di Verbinski del 2002, forse il film horror che più mi ha colpito da adulto.

Gli episodi sono dunque tre: The missing room, The lost room e The hidden floor, ambientati rispettivamente in un corridoio pieno di inquietanti porte, in una cabina di una nave – e il beccheggio e il freddo dell’acqua che penetra sembrano avvertirli anche gli spettatori – e infine all’interno e all’esterno di un ristorante abbandonato. Protagonisti otto danzatori provenienti da ogni parte del globo, rappresentanti in pericolo della nostra razza umana. Tutti e tre i pezzi sembrano evocare un momento finale dell’umanità, pervasa da paure e ossessioni, assassini, perdite, ritrovamenti, amori tormentati che non sono destinati ad avere un lieto fine. I performer si muovono snodati, in un nuovo espressionismo da graphic novel, con l’eterna lezione di Pina Bausch e la dedica a lei nel percorso di una performer in critico equilibrio con i mitici tacchi da 12 centimetri all’insegna del motto: «Il corpo è una realtà senza la quale niente è possibile, ma oltre la quale si deve saper andare».

I coreografi sono l’argentina Gabriella Carrizo e il francese Franck Chartier di Roanne. Lei ha iniziato a danzare da piccola e a 19 anni, arrivata in Europa, già crea le sue prime coreografie. Pratica danza e teatro (Needcompany) in tutta Europa. Frank anche inizia a danzare undicenne a Cannes e alla fine degli anni Ottanta è con Angelin Preljocaj e collabora anch’egli con Needcompany. Nel 2000 fondano insieme Peeping Tom con base a Bruxelles. La coreografia The missing door del 2013 li consacra al successo internazionale.

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