Il direttore Wayne McGregor presenta il 16. Festival Internazionale di Danza Contemporanea de La Biennale di Venezia dal 22 al 31 luglio. Boundary-less il titolo scelto per questa edizione che si focalizza sulla collaborazione come strumento per abbattere i confini.
È una Biennale Danza senza confini, letteralmente, Boundary-less, questo il titolo-slogan scelto dal direttore Wayne McGregor per la 16. Edizione del Festival, la seconda del suo mandato, che dal 22 al 31 luglio vedrà in scena a Venezia oltre 150 artisti per 69 spettacoli in dieci giorni, tra cui 9 prime assolute, una prima europea e 5 prime italiane. Protagonisti leggendari della danza internazionale ma anche voci emergenti e innovative, capaci di superare i limiti, azzerare i confini tra le arti, individuare spazi e mezzi di espressione prima impensabili, artisti e opere difficilmente catalogabili, etichettabili o definibili, che trascendono generi e medium.
«Siamo tutti continuità e scambio, mutamento e trasformazione, uno sconfinato contenitore di ricerca e potenzialità. Anche i nostri corpi sono più trasmutabili che mai: ci estendiamo nei mondi virtuali – scrive McGregor –, ci trasformiamo attraverso la meditazione o semplicemente ci teletrasportiamo per qualche tempo nel metaverso, questo mondo fantastico dove tutto è possibile – più o meno. Oggi i confini fisici si vanno erodendo alla stessa velocità con cui vengono ridisegnati i confini geografici, eppure lo spirito umano trascende sé stesso in continuazione, verso uno stato permanente di indeterminatezza, di impermeabilità, di libertà. Che cosa significa oggi per un artista o un’opera d’arte essere senza confini? Una dimensione che si esprime nelle persone con cui scegliamo di collaborare, nei mezzi di comunicazione che innoviamo, nei luoghi da cui lavoriamo o nel tentativo di erodere le categorie che ci definiscono o qualcos’altro ancora? Fare arte non è forse l’atto stesso di infrangere i confini e scavalcare le barriere? Non è forse un modo di re-immaginare e un nuovo modo di pensare? L’arte, quindi, è forse lo spazio che sta nel mezzo di tutte le possibili soglie». In questo spazio altro si muovono le opere del Festival: muscoli tesi allo spasmo, nervi che guizzano sotto la pelle, pose plastiche, vibrazioni infinitesimali nei gesti, corpi che si librano nell’aria, passi a due, assoli, sfilate ironiche, emozione, movimento, percezioni surreali.
Ospiti del calibro di Saburo Teshigawara, Leone d’Oro alla Carriera, Rocìo Molina, Leone d’Argento, Kyle Abraham, Trajal Harrell, Blanca Li, Tacita Dean, Tobias Glemmer, Gauthier Dance, Humanhood, Marrugeku – di cui vi raccontiamo nelle pagine a seguire – sono pronti a incantare il pubblico e a coinvolgerlo in prima persona, con incontri di approfondimento prima e dopo gli spettacoli, conferenze pubbliche, workshop, masterclass e rassegne cinematografiche. E se il programma live è la spina dorsale del Festival, il College di Biennale Danza ne è indispensabile e irrinunciabile, come da definizione del Direttore stesso, “linfa vitale”.
Il College ha accolto quest’anno in residenza 18 giovani danzatori e coreografi provenienti da tutto il mondo, che hanno frequentato corsi, laboratori e sessioni di repertorio, oltre ad aver creato nuovi lavori. Tra i Maestri dei partecipanti lo stesso Wayne McGregor, con una residenza sull’intelligenza artificiale, e il Leone d’Oro Saburo Teshigawara, con una masterclass che sfocerà in una performance site-specific all’Arsenale. Anche i due partecipanti al College Coreografi 2022, Edit Domoszlai e Matteo Carvone, hanno collaborato con Wayne McGregor, esplorando lo spazio “liminale”, un portale, un luogo di transizione, da cui è scaturita la performance Liminal / The Garden.
«La nostra Biennale Danza 2022 Boundary-less, senza confini – conclude McGregor–, vi invita a sperimentare artisti che sono autentici disgregatori di soglie. Operano negli spazi liminari tra tutte le possibili soglie o in collaborazioni inaspettate, spesso provocatorie e profonde. Vi diamo il benvenuto nei loro universi sorprendenti».
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