Luca Guadagnino

di Andrea Zennaro
  • venerdì, 2 settembre 2022

La visione sublime di una Milano innevata, mai vista così al cinema, ne Io sono l’amore del 2009, apre la “trilogia del desiderio” del regista siciliano. Guadagnino, con una messa in scena sontuosa, virtuosismi di macchina e manierismi estetici che ricordano il Visconti di Gruppo di famiglia in un interno, ci mostra le lotte intestine di una famiglia milanese alto borghese che fanno da sfondo ad una storia d’amore anticonvenzionale. Atmosfere differenti si trovano invece in A Bigger Splash, sorta di remake de La piscina, film francese diretto da Jacques Deray: qui è tutto più volatile, con richiami al cinema di Malick e personaggi in balia dei propri conflitti interiori, che non riescono a esprimere i loro sentimenti e che vivono un’incomunicabilità che rimanda invece alle opere di Antonioni.
Il regista affronta i rapporti umani studiandone i gesti, i rituali e scavando nelle loro personalità in modo quasi maniacale: con Chiamami col tuo nome, da una sceneggiatura di James Ivory tratta dal romanzo omonimo di André Aciman, raggiunge il vertice della sua poetica e viene acclamato dalla critica mondiale.
Con Suspiria il regista fa un lavoro di riscrittura nei confronti dell’originale argentiano: è solamente sulla carta un remake poiché, vedendo l’opera compiuta, ci sono ben pochi punti di contatto con l’horror originale tratto dal Suspiria de Profundis di Thomas de Quincey.

 

BONES AND ALL

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