David Fincher

di Cesare Stradaioli
  • domenica, 3 settembre 2023

Ci sono artisti che sembrano avere come tratto principale e fortemente voluto quello del desiderio di esplorare lo sgradevole, di colpire l’occhio e la sensibilità e le arti visive, per evidenti ragioni, se ne contano in grandissimo numero. David Fincher rientra in quest’ambito nel mondo del cinema, che ha cominciato a frequentare prestissimo, entrando a fare parte poco più che ventenne del team tecnico di George Lucas come assistente agli effetti visivi ne Il ritorno dello Jedi, La Storia Infinita e Indiana Jones e il tempio maledetto.
Il suo esordio aveva l’aspetto di una grande occasione ma Alien 3 visse i disaccordi fra i produttori e fu ampiamente rimaneggiato e rimontato (vicenda che abbiano sentito spesso nella storia del cinema): quando viene riedito, finalmente come director’s cut (2003), il regista ha al suo attivo già quattro lavori il primo dei quali, Seven, è di fatto quello che lo lancia. Ed è da lì che si dipanano le coordinate tipiche del suo modo di girare: giocare sul difficile, il fastidioso, perfino l’irritante – e spesso nei suoi film questo è un eufemismo – attirare lo spettatore dove vuole lui per poi spiazzarlo, con Kevin Spacey come anima nera della storia.
Non gli va altrettanto bene nell’opera seconda, l’intricato The Game, insuccesso al botteghino che però va in fretta nel dimenticatoio con il folgorante Fight Club, vera e propria discesa agli inferi col non metaforico botto finale, subito doppiato da Panic Room che ancora una volta piace solo alla critica per la sua atmosfera angosciosa e claustrofobica.
Zodiac rappresenta per Fincher una specie di svolta, nel senso che rivedendo le opere precedenti si intuisce che era esattamente lì che voleva e doveva andare a parare: non sono tanto gli omicidi a essere insensati, quanto il logorante nascondino fra l’assassino seriale e gli investigatori, incapaci e frustrati in una vicenda che non avrà fine né un colpevole. Il film ha un cast di livello superiore e il regista ripaga l’opportunità ricevuta costruendo una storia di immagini crude e oscure, grazie anche alla forte espressività degli attori, altro tratto peculiare del suo cinema.
Le opere successive paiono rendere una maggiore riflessività e tuttavia sia nello strano caso del neonato che ringiovanisce nella sua lunga vita, sia nell’incursione nei social (The Social Network), sia infine ne L’amore bugiardo, troviamo qui e là ancora sprazzi di provocazione, non più necessariamente attraverso immagini disturbanti (anche se, per esempio, tutta il ruolo interpretato da un enorme Brad Pitt/Benjamin Button viaggia spesso al limite dell’oscenità), quanto piuttosto nei comportamenti dei personaggi.
Illuminati, alle volte abbagliati, oppure appena visibili in momenti di vera e propria luce nera, frutto dell’esperienza maturata da Fincher nel campo degli effetti speciali, sfila una carrellata di persone che portano con sé ansie, disturbi di comportamento e nevrosi alle volte quiete, alle volte deflagranti in gesti di pura violenza, anche e soprattutto psicologica.
Quest’anno David Fincher presenta a Venezia il thriller The Killer, con ancora una volta Brad Pitt come volto di punta.

THE KILLER

THE KILLER

Protagonista della pellicola è un killer spietato e freddo, un uomo senza scrupoli immerso in un mondo che sembra aver perso ogni riferimento morale e civile. Un killer che studia le proprie vittime con la freddezza del predatore e la lucidità del professionista, osservandon...

LEGGI
David’s five
Seven
(1995)

Una storia raccapricciante sui sette peccati capitali immersa nella penombra. Quando entra in scena Kevin Spacey, non ce n’è più per nessuno.

Fight Club
(1999)

Ovvero come svalvolare di brutto e inventarsi una vita di violenza e rivalsa nazistoide, fino a quando ti accorgi che il male assoluto non è quell’altro ma sei tu.

Zodiac
(2007)

Gioco di ossessioni fra il killer, un vignettista e un detective, e tutto quanto per niente. Non si saprà mai chi fosse Zodiac e ce l’avevano davanti.

Il curioso caso di Benjamin Button
(2008)

Il vecchio Benjamin nasce alla fine della Prima guerra mondiale e muore neonato poco prima che Katrina si abbatta su New Orleans. Grande fisicità di Brad Pitt.

Mank
(2020)

Un’indagine non su chi scrisse Quarto Potere, bensì su un uomo che affrontò il destino di non essere considerato come meritava e lo accettò.

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