Liliana Cavani

di Fabio Marzari
  • mercoledì, 30 agosto 2023

A Liliana Cavani in occasione dell’ottantesima edizione della Mostra del Cinema è stato attribuito il Leone d’Oro alla carriera, per una scelta così motivata da Alberto Barbera: «Protagonista tra i più emblematici del nuovo cinema italiano degli anni ‘60, con un lavoro che in seguito attraversa oltre sessant’anni di storia dello spettacolo, Liliana Cavani è un’artista polivalente capace di frequentare la televisione, il teatro e la musica lirica con il medesimo spirito non convenzionale, e la stessa inquietudine intellettuale che hanno reso celebri i suoi film. Il suo è sempre stato un pensiero anticonformista, libero da preconcetti ideologici e svincolato da condizionamenti di sorta, mosso dall’urgenza della ricerca continua di una verità celata nelle parti più nascoste e misteriose dell’animo umano, fino ai confini della spiritualità».
In un’edizione che la vede omaggiata anche dalla Settimana Internazionale della Critica, con il suo Incontro di notte selezionato come cortometraggio speciale di apertura di SIC@SIC, Fuori Concorso la regista presenta L’ordine del tempo, liberamente tratto dal libro di Carlo Rovelli.
Una vicenda che prende le mosse dalla scoperta dell’imminente fine del mondo da parte di un gruppo di amici, riuniti in una villa al mare come ogni anno per festeggiare il compleanno di uno di loro. Da quel momento, il tempo che li separa dalla possibile fine del mondo sembrerà scorrere diversamente, veloce ed eterno, durante una notte d’estate che cambierà le loro vite.
Liliana Cavani è nata a Carpi nel 1933, papà architetto e mamma casalinga che la portava sempre al cinema e che le ha fatto scattare la passione per la Settima Arte, si è laureata a Bologna in Lettere antiche e poi ha frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia.
Nel 1962 realizza per la RAI importanti documentari su tematiche forti, fra i quali Storia del Terzo Reich, L’età di Stalin, Le donne della Resistenza, La casa in Italia, Philippe Pétain: processo a Vichy, che ottiene il Leone d’Oro per il documentario alla Mostra di Venezia nel 1965.
Poi arrivò il film su San Francesco con Lou Castel ed un film su Galileo.
Il successo di critica e pubblico mondiale arriva con Il portiere di notte, interpretato da Dirk Bogarde e Charlotte Rampling, storia del rapporto fra un ufficiale delle SS e una giovane prigioniera, vissuto nuovamente anni dopo la fine della guerra. Il film riprende il tema dell’analisi del potere intrecciato all’ambiguità della natura umana. Seguiranno altri importanti titoli come Al di là del bene e del male, La pelle, Interno berlinese e Il gioco di Ripley.
Nel 2016 debutta nella regia teatrale con la commedia Filumena Marturano, in scena al Festival di Spoleto.

INCONTRO DI NOTTE

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Liliana Cavani è una regista e sceneggiatrice classe 1933, nel 2012 ha ricevuto il David di Donatello alla carriera. Definita da molti “un paradosso vivente”, scandalosa per l’Italia perbenista dei decenni scorsi, la sua filmografia non è un cinema qualunque ed è ora ...

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L’ORDINE DEL TEMPO

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Un gruppo di amici di vecchia data ha l’abitudine di ritrovarsi in una villa al mare per festeggiare il compleanno di uno di loro. Durante i festeggiamenti il gruppo viene a conoscenza di una notizia terribile: il mondo, così come lo conosciamo, potrebbe finire nel giro...

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Liliana's five
Galileo
(1968)

Liliana Cavani realizza un film dedicato al grande scienziato, spostando l’interesse del ruolo individuale ai problemi di dialogo e di conflitto sociale che la scienza può portare con sé. Un atto di accusa contro l’arroganza del potere in un’epoca in cui le problematiche scientifiche diventano sempre più fattori sociali e, quindi, politici. Il suo Galileo si rivela dunque emblema del «grande scontro tra la libertà della ricerca scientifica ed il diktat imposto dalla Chiesa».  Lo scienziato, come evidenziato anche nel film, cercò di evitarlo proponendo la teoria dei due linguaggi: uno scientifico, con il quale si possono descrivere le ricerche effettuate sulla natura, ed uno di fede, che può essere utilizzato per parlare di Dio.

I Cannibali
(1969)

Una moderna Antigone sa dov’è il corpo del fratello ribelle ucciso, ma nessuno è disposto ad aiutarla, eccezion fatta per un giovane straniero, Tiresia, che collabora con lei per prelevarlo e garantirgli la sepoltura. L’opera di Cavani riproduce la vicenda greca ambientandola in una città reale ove vige uno stato di polizia conforme, nella rappresentazione scenica, a certe esperienze dittatoriali proprie degli anni ‘70. I cadaveri dei ribelli uccisi vengono abbandonati per le strade cittadine, nelle piazze, sui marciapiedi, e non è possibile, per ordine governativo, toccarli e spostarli.

Il portiere di notte
(1974)

Il lavoro forse più importante e universalmente conosciuto, che scandalizzò all’uscita parte di critica e pubblico. La trama si svolge nel 1957 in una Vienna sontuosa e decadente come un grande palcoscenico allestito da alcuni ex criminali nazisti per occultare le tracce del loro passato. Il film offre un’ampia riflessione sul concetto di male visto come condizione inevitabile, naturalmente generata dagli orrori della guerra e dall’operato di nazismo e fascismo, uno stato generale in cui tutti, nessuno escluso, si trovano a vivere e interagire con gli altri. Su questo sfondo si innesta l’indagine del potere, strettamente legato al male e alla possibilità di operarlo.

Al di là del bene e del male
(1977)

A Roma, nel 1882, in un albergo di Piazza della Minerva, Paul Rèe lascia l’amico Fritz – Friedrich Nietzsche – tra prostitute e fumate d’oppio per recarsi ad una festa dove conosce Lou Salomè, giovane russo-ebrea. L’anticonformista ragazza, accettata la relazione sentimentale con Paul, alla sua domanda di matrimonio contrappone la scandalosa proposta di un mènage à trois con Fritz. Vero fulcro del film sono le domande poste a soggetti liberi in forza delle correlazioni del loro modo di vita. Correlazioni psicologiche, prima di tutto, poiché le resistenze, gli ostacoli, provengono anzitutto dagli stessi individui. Lou Salomé era una donna che credeva possibile vivere con due uomini, una donna libera nel senso migliore dell’espressione.

La pelle
(1981)

Il film tratto dal libro di Curzio Malaparte assume l’importanza di un affresco viscerale e disperato dell’Italia del 1944, un Paese diviso e in balia di alleati e aguzzini. Marcello Mastroianni interpreta lo scrittore protagonista, accompagnato da Claudia Cardinale e Burt Lancaster. Si parla di macerie, fisiche e mentali, polverose ed emotive. Si chiama La pelle perché è l’unica cosa che si può ancora cercare di salvare ricorrendo alle bassezze: non l’anima, l’onore, la libertà, ma la «schifosa pelle».

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