William Friedkin

di Andrea Zennaro
  • domenica, 3 settembre 2023

Poche settimane fa ci ha lasciato uno dei grandi registi statunitensi della New Hollywood che con le sue opere ha fatto scuola alle generazioni di cineasti venute dopo. Basterebbe vedere in parallelo i due incredibili inseguimenti in auto nei suoi due film Il braccio violento della legge del 1971 e Vivere e morire a Los Angeles del 1985: l’uso della macchina da presa, delle scenografie ed il montaggio possono essere alla pari di un intero corso di regia. Il thriller d’azione veniva da Friedkin completamente stravolto nei suoi canoni interni con colpi di scena imprevedibili e mai visti in precedenza.
Non vi sono nei suoi film eroi buoni tutti d’un pezzo e criminali dediti al male: esiste una grande zona grigia dove i personaggi sguazzano e si dimenano per un tornaconto personale. Con il genere horror, consacrato dal successo mondiale de L’esorcista (1973), il regista ha più volte fatto i conti in modo sempre stupefacente: L’albero del male (1990) e Bug – La paranoia è contagiosa (2006), sebbene meno conosciuti, sono due ottimi esempi.
Maestro indiscusso nel ricreare la suspense, che lui riteneva fondamentale rispetto all’uso dell’effetto shock nel cinema contemporaneo, Friedkin con il film Il salario della paura del 1977 ha creato un capolavoro di alta tensione che eguaglia la precedente trasposizione di Henri-Georges Clouzot.
Alla Mostra quest’anno vedremo la riedizione de L’esorcista e il suo ultimo lavoro, The Caine Mutiny Court-Martial.

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