Poche settimane fa ci ha lasciato uno dei grandi registi statunitensi della New Hollywood che con le sue opere ha fatto scuola alle generazioni di cineasti venute dopo. Basterebbe vedere in parallelo i due incredibili inseguimenti in auto nei suoi due film Il braccio violento della legge del 1971 e Vivere e morire a Los Angeles del 1985: l’uso della macchina da presa, delle scenografie ed il montaggio possono essere alla pari di un intero corso di regia. Il thriller d’azione veniva da Friedkin completamente stravolto nei suoi canoni interni con colpi di scena imprevedibili e mai visti in precedenza.
Non vi sono nei suoi film eroi buoni tutti d’un pezzo e criminali dediti al male: esiste una grande zona grigia dove i personaggi sguazzano e si dimenano per un tornaconto personale. Con il genere horror, consacrato dal successo mondiale de L’esorcista (1973), il regista ha più volte fatto i conti in modo sempre stupefacente: L’albero del male (1990) e Bug – La paranoia è contagiosa (2006), sebbene meno conosciuti, sono due ottimi esempi.
Maestro indiscusso nel ricreare la suspense, che lui riteneva fondamentale rispetto all’uso dell’effetto shock nel cinema contemporaneo, Friedkin con il film Il salario della paura del 1977 ha creato un capolavoro di alta tensione che eguaglia la precedente trasposizione di Henri-Georges Clouzot.
Alla Mostra quest’anno vedremo la riedizione de L’esorcista e il suo ultimo lavoro, The Caine Mutiny Court-Martial.
A sei anni di distanza dal documentario The Devil and Father Amorth (2017) e a ben dodici dal bellissimo Killer Joe (2011), William Friedkin sarebbe dovuto tornare a Venezia, dove nel 2013 è stato insignito del Leone d’Oro alla carriera, con un nuovo lungo...
Il realismo della possessione (i fenomeni preternaturali, il vomito, le oscenità) è l’aspetto più evidente ma non è il cuore de L’esorcista: che non è un film dell’orrore ma del dolore. Prima di irrompere nel corpo di Regan, l’inferno sta già nel dolore u...
Innovativo poliziesco che riscrive le regole del genere.
Sconvolgente per l’epoca, una pietra miliare del genere dell’orrore.
Un grande Al Pacino interpreta un poliziotto sotto copertura sulle tracce di un serial killer.
Un poliziesco sui generis dove la corruzione dilaga ed il colpo di scena è dietro l’angolo.
Un noir spietato e senza via d’uscita in cui nessuno è innocente.